Dimensionamento scolastico, a rischio 800 scuole

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    Dimensionamento scolastico. FLCGIL: nessuna scuola senza DS e DSGA, istituti da 850 alunni, tranne per aree colpite da sisma



    red - La FLCGIL ha elaborato una proosta relativamente ai criteri di dimensionamento scolastico elaborati dal Governo Berlusconi. Nel Decreto Istruzione è stata introdotta una novità che punta ad una decisione condivisa tra Stato e Regionisui criteri del dimensionamento. Su quali criteri? La proposta della FLCGIL

    I criteri adottati dal Governo Berlusconi hanno condotto ad una soppressione di circa mille scuole, alla forzata costituzione di Istituti comprensivi, all’esubero di DS e DSGA, alla esistenza di molte scuole prive di DS e DSGA. Criteri che si basavano su un dimensionamento per le scuole sotto i parametri di 600 e 400 alunni.

    Nel frattempo, una sentenza della Corte costituzionale, la 147/2012, ha messo in forte dubbio molti dei cardini di tale ipostazione, costringendo l'attuale Governo ad intervenire nel Decreto istruzione. Secondo il testo che al momento è al vaglio del Parlamento, i criteri per il dimensionamento e, di conseguenza, individuazione dirigenze e sedi direttori servizi generali e amministrativi, saranno definiti con un accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni. Ma senza "nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica".

    Sulla questione è intervenuta la FLCGIL che ha propsoto delle modifiche ai criteri per l'individuazione delle scuole oggetto di ridimensionamento.

    Innanzitutto, il motto che ha accompagnato la proposta è :"Non uno (istituto scolastico) di meno rispetto all’anno in corso", che tradotto in soldoni significa 9131 istituzioni scolastiche, delle quali, però, più di un migliaio risultano prive di DS e DSGA.

    E qui il secondo principio della proposta del sindacato: nessuna scuola dovrà più rimanere senza DS e DSGA.

    La proposta entra nel concreto quando viene indicato nel numero di 850 alunni al netto delle scuole delle piccole isole, dei comuni siti in comunità montane e in aree con specificità linguistiche. Criterio che non dovrà interessare le scuole colpite da sisma.

    La proposta per punti:

    nessuna scuola deve rimanere priva di DS e DSGA evitando come cosa sommamente negativa l’esistenza di una Istituzione Scolastica Autonoma (ISA) da dare a reggenza. Tale eventualità va contemplata solo in caso di mancanza di DS da nominare in ruolo o per utilizzazioni in altri compiti;
    facendo perno su questa priorità occorre individuare un ragionevole parametro medio regionale che può essere di 800 alunni per istituzione scolastica anche differenziato fra scuole di primo ciclo e scuole di secondo ciclo, al netto delle scuole site nelle zone colpite dal sisma, nelle piccole isole, nei comuni siti in comunità montane e in aree a specificità linguistiche;
    evitare la costituzione di istituti con un numero altissimo di plessi che interessano moltissimi comuni;
    tenere conto della densità abitativa per apportare gli opportuni correttivi;
    ripristinare ove necessario le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado assicurando la continuità fra le scuole di uno stesso territorio;
    istituire scuole dell’infanzia e primarie quanto più vicine possibile all’utenza onde evitare i disagio dei trasporti e dell’accompagnamento;
    istituire Istituti comprensivi solo dove sarà assicurata una effettiva continuità didattica dove, ad esempio, a cinque classi di scuola primaria corrispondano tre classi di secondaria (un ciclo vero e continuo di otto anni);
    assicurare la presenza di istituti secondari di secondo grado secondo le specificità culturali ed economiche legate al territorio (alberghieri, artistici, agrari, areonautici, nautici);
    procedere al nuovo dimensionamento attraverso un dibattito vasto e coinvolgente di tutti i soggetti interessati e perciò distenderlo nel tempo anche in tappe annuali che durino un triennio a partire dal 2013-14 (è negativo che si pensi di considerare come già avvenuto un primo dimensionamento a partire dal 2102-2013 perché fatto con parametri incostituzionali);
    dare seguito al tavolo di concertazione auspicato dal Governo fra Stato e Regioni affinché la leale collaborazione che deve caratterizzare il loro operato eviti di creare situazioni che vanno al solo discapito dell’utenza e del personale scolastico;
    rispettare la tempistica delle procedure (approvazione dei piani entro il 31 dicembre) e contemporaneamente coinvolgere al massimo tutti gli interessati;
    programmare la rete scolastica su base triennale per darle stabilità. Tale stabilità è indispensabile sia per istituire l'organico funzionale di scuola (art. 50 decreto sviluppo) sia per mettere a punto un piano di investimenti sull'edilizia scolastica e sui trasporti.

    Edited by redrose - 14/1/2014, 11:21
     
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    Dimensionamento scolastico, a rischio 800 scuole: ore cruciali. MEF vuole mille alunni ad istituto





    Siamo stati i primi ad informarvi della volontà da parte del Ministero dell'Economia di tagliare altri 800 istituti, imponendo una revisione della rete scolastica. In queste ore si stanno giocando i destini di centinaia di scuole, Dirigenti e DSGA.

    Oggi in conferenza Stato-Regioni si giocheranno i destini di Scuole, Dirigenti e DSGA, in ballo ben 800 istituzioni scolastiche che potrebbero scomparire per effetto di una revisione del piano di dimensionamento della rete scolastica voluta dal MEF.

    Ve ne abbiamo dato notizia giorno 22 novembre e domani i nodi verranno al pettine, il Ministero aveva risposto alla richiesta con un tentativo di mediazione a 400 istituzioni scolastiche.

    Vediamo a che punto siamo.

    A quanto pare la partita è diventata incandescente, infatti il Ministero dell'economia vorrebbe imporre un parametro di 1000 alunni per scuola, di contro le regioni ne stanno proponendo 900.

    Il MEF sta rifiutando qualsiasi mediazione, sebbene i meno scettici sperano in un tetto massimo di 970 alunni per istituto.

    Insomma, il tentativo del Ministero di dimezzare il taglio sarebbe già fallito e si propetta un taglio di organico per Dirigenti e DSGA, oltre che a disagi alle organizzazioni delle scuole.

    Per questo motivo, tra l'altro, si prospetta un ritardo nella tempistica delle iscrizioni degli alunni per l'anno 2014/15.

    Come sempre vi terremo aggiornati sulle novità
     
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    Dimensionamento scolastico: arriva la stangata per Ds e Dsga?
    di Lucio Ficara
    19/12/2013
    Si parla di una nuova operazione di "razionalizzazione" della rete scolastica. Il Mef non vuol sentire ragioni:ci vuole una istituzione scolastica ogni mille alunni.
    Si continua a ragionare, a prescindere da larghe o strette intese politiche, sempre con gli stessi parametri di risparmio di spesa.
    É sempre il solito taglia e cuci, fatto con calcolatrice alla mano e tenendo sotto controllo i cordoni della spesa.
    Si tratta dell’ ormai noto metodo ragionieristico di fare quadrare i conti pubblici, ponendo sull’altare sacrificale dello Stato la scuola pubblica, i suoi alunni e il personale tutto. Infatti in queste ore si sta contrattando, in un consesso importante come quello della Conferenza unificata Stato-regioni, che si sta tenendo nella capitale, il nuovo dimensionamento delle istituzioni scolastiche che già pesantemente , due anni orsono, erano state interessate al ridimensionamento disposto dal governo Berlusconi, quando al Miur sedeva l’ex ministro Mariastella Gelmini.
    Adesso gli scenari politici sono profondamente mutati rispetto ad allora, ma la musica è sempre la stessa. Infatti anche con il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza si sta pensando di operare un dimensionamento scolastico basato sui parametri proposti o imposti dal Mef di mille alunni per istituzione, tenendo conto anche delle medie regionali.
    Fonti autorevoli ci dicono che nel confronto tra la Conferenza unificata suddetta, le regioni stanno tirando sul parametro dei 1000 alunni proposto dal Mef, proponendo la media di 900 alunni per scuola. Sembra che gli spazi per contrattare su questi parametri siano pochissimi e che il Mef ha già deciso che il nuovo dimensionamento si baserà sui parametri dei 1000 alunni ad istituzione scolastica. Se così fosse, vi sarà un pesante effetto sugli attuali organici dei dirigenti scolastici e dei Dsga, perché si è calcolato che, con il parametro medio dei mille studenti ad istituzione scolastica, dovrebbero essere soppresse circa 800 autonomie scolastiche. Si tratta di una vera e propria stangata per i dirigenti scolatici e per i direttori dei servizi generali amministrativi. Una norma che se attuata con questi parametri così restrittivi, impedirà, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, a molti dirigenti scolastici vincitori di concorso di potere essere assunti ed entrare a dirigere una scuola.
     
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    Dimensionamento scolastico, a rischio 800 scuole: ore cruciali. MEF vuole mille alunni ad istituto




    Siamo stati i primi ad informarvi della volontà da parte del Ministero dell'Economia di tagliare altri 800 istituti, imponendo una revisione della rete scolastica. In queste ore si stanno giocando i destini di centinaia di scuole, Dirigenti e DSGA.

    Oggi in conferenza Stato-Regioni si giocheranno i destini di Scuole, Dirigenti e DSGA, in ballo ben 800 istituzioni scolastiche che potrebbero scomparire per effetto di una revisione del piano di dimensionamento della rete scolastica voluta dal MEF.

    Ve ne abbiamo dato notizia giorno 22 novembre e domani i nodi verranno al pettine, il Ministero aveva risposto alla richiesta con un tentativo di mediazione a 400 istituzioni scolastiche.

    Vediamo a che punto siamo.

    A quanto pare la partita è diventata incandescente, infatti il Ministero dell'economia vorrebbe imporre un parametro di 1000 alunni per scuola, di contro le regioni ne stanno proponendo 900.

    Il MEF sta rifiutando qualsiasi mediazione, sebbene i meno scettici sperano in un tetto massimo di 970 alunni per istituto.

    Insomma, il tentativo del Ministero di dimezzare il taglio sarebbe già fallito e si propetta un taglio di organico per Dirigenti e DSGA, oltre che a disagi alle organizzazioni delle scuole.

    Per questo motivo, tra l'altro, si prospetta un ritardo nella tempistica delle iscrizioni degli alunni per l'anno 2014/15.
     
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    Dimensionamento, regioni rifiutano richieste del MEF. In vista nuovi tagli per perequazione?



    Se non si taglieranno le 800 istituzioni scolastiche, con conseguente ritocco di Dirigenti e DSGA, bisognerà tagliare altrove.

    Le regioni non ci stanno e rifiutano la richiesta del Ministero dell'Economia di un tetto di mille alunni ad istituto, richiesta che sarebbe costata circa 800 scuole.

    Nessun confronto presso la conferenza Stato-Regioni, l'ordine del giorno a riguardo è stato cassato. Le regioni non ci stanno, è scontro aperto.

    Ciò, però, non fermerà il Ministero dell'economia, che dovrà comunque far rientrare il taglio alla spesa che sarebbe derivato dal taglio delle istituzioni scolastiche, dalle Dirigenze e dai posti dei DSGA.

    Ci si attende, dunque, se non si giungerà ad un accordo diverso, che il MEF presenti il conto all'Istruzione, che dovrà rimettere mani alle forbici per tagliare altre voci.

    Dimensionamento scolastico, a rischio 800 scuole: ore cruciali. MEF vuole mille alunni ad istituto

    Economia chiede taglio di altre 800 scuole, MIUR tenta la mediazione. Salteranno sedie Dirigenti e DSGA
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    Ven, 20/12/2013
     
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    Scuole sotto i mille studenti, si chiude per risparmiare



    da Il Messaggero



    IL PROVVEDIMENTO ROMA Numero tondo mille. Il ministero dell’Economia e finanze non sembra voler sentire ragioni: le scuole non potranno avere meno di mille studenti altrimenti dovranno chiudere. È il cosiddetto “dimensionamento” che da due anni, da quando cioè è stata approvata la Tremonti-Gelmini, è la spada di Damocle che pende sulla scuola italiana. Il fine: razionalizzare e ridurre la spesa pubblica. Un dimensionamento che va avanti un po’ a fisarmonica, tra leggi, provvedimenti, proteste, ricorsi e sentenze. E che ora prospetta la chiusura di altre 800 scuole dopo le oltre 2.500 chiuse nel 2011. MINISTERO ECONOMIA La Conferenza Stato-Regioni, che avrebbe dovuto portare a ritoccare il parametro degli alunni a meno di mille, non ha potuto sciogliere il nodo perché la questione all’ultimo momento è stata cancellata dall’ordine del giorno. «E’ pronta la chiusura di altre ottocento scuole – polemizza Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil -. Questo è l’ennesimo taglio, e anche pesante, dopo che ci è stato detto che non ci sarebbero più stati tagli». Il confronto tra governo e Regioni (reclamano un numero minimo che non tocchi le quattro cifre) va avanti da tempo. Il ministero dell’Economia è un muro. L’unica eccezione concessa è per le scuole in montagna e nelle piccole isole (il parametro previsto è di 400 alunni). Si era ipotizzato un accordo a 950 con le Regioni che si sentivano forti dell’appoggio del ministero dell’Istruzione che, non competente in materia, aveva lo stesso cercato di intervenire con il decreto Istruzione dando alla Conferenza unificata il compito di fissare i criteri per il dimensionamento. LE REGIONI Ieri lo stesso ministero è stato costretto a inviare una nota agli uffici scolastici regionali dando indicazione di procedere al dimensionamento sulla base della normativa in vigore, che è di 1.000 alunni. Tutto questo alla vigilia delle pre-iscrizioni (dal 21 gennaio al 28 febbraio). Mettendo in difficoltà le famiglie che si trovano adesso a scegliere tra istituti, dirigenti e offerte formative (i Pof) che potrebbero cambiare completamente prima di settembre. Quella del dimensionamento è una questione annosa per la scuola. Da quando la Tremonti-Gelmini aveva imposto di creare istituti con non meno di mille alunni per razionalizzare e ridurre la spesa pubblica tagliando dirigenti scolastici e segretari. Un accorpamento che avrebbe comportato un risparmio nelle casse dello Stato di 172 milioni di euro con la chiusura di circa il 25% del totale delle scuole. Soprattutto scuole materne, elementari e medie che spesso sono state accorpate in istituti comprensivi e con numeri di alunni decisamente alti. Quasi la metà dei tagli al sud: in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Ma anche il Lazio da un anno all’altro si è trovato con trecento istituti in meno. LA SENTENZA Sette Regioni si sono rivolte alla Corte Costituzionale, che ha dato loro ragione in una sentenza, la 147 del 2012, dichiarando l’illegittimità del provvedimento perché erano state messe da parte pur avendo competenza in materia. Il governo Monti, che nel frattempo era subentrato, di fronte alla sentenza è intervenuto prevedendo nel disegno di legge di stabilità una norma in cui preannunciava una nuova intesa Stato-Regioni. Il disegno di legge poneva parametri meno rigidi e che avrebbero permesso di “salvare” una scuola su due, altrimenti destinata a scomparire o a fondersi con un’altra più grande. Solo un comma, che però accontentava tutti, Regioni e sindacati. Ma che è stato stralciato al momento dell’approvazione della legge. Ora si ricomincia.

    Alessia Camplone
     
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    Dimensionamento. Governo Letta peggio di Berlusconi. Al via scuole di mille alunni? MEF cede solo su montagna e isole




    Arenata la Conferenza Stato-Regioni per un accordo sul dimensionamento delle scuole, pare che il Ministero dell'istruzione abbia inviato una nota agli USR per procedere secondo le indicazioni del MEF. Al via taglio di 800 scuole, Dirigenti, DSGA e ATA.

    Si tratta ancora di una notizia da confermare e che rappresenterebbe un triste epilogo di una lunga telenovelas giocata sui numeri degli alunni per istituto.

    Il Ministero dell'Economia non vuol sentire ragioni, gli istituti dovranno essere composti di non meno di 1000 alunni (in realtà si tratta della media per regione), che costerà su tutto il territorio nazionale circa 800 istituzioni scolastiche, il cui destino è di essere accorpate, fuse con relativa perdita di dirigenti, DSGA e in alcuni casi anche ATA.

    La vicenda è lunga e ve ne abbiamo dato notizia tempestivamente, così come dello stop da parte delle Regioni che hanno tentato, in sede di Conferenza, di mediare prima a 950 alunni, poi a 970.

    Il MEF, disposto a cedere solo per le scuole in montagna e nelle piccole isole con un parametro di 400 alunni, ha chiuso la porta alla trattativa sia alle Regioni che al Ministero dell'istruzione.

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    A quanto pare quest'ultimo avrebbe già spedito, messo alle strette, una nota agli USR per l'avvio delle procedure per una nuova razionalizzazione della rete scolastica con scuole di 1000 alunni.

    Una procedura che non terrebbe, dunque, conto della volontà delle regioni le quali hanno già, in occasione del dimensionamento Tremonti-Gelmini, fatto ricorso al Tar.

    Ricorsi che hanno portato ad inserire una norma specifica nel Decreto istruzione che prevede il concerto tra Ministero dell'istruzione, dell'economia e le regioni per individuare i criteri per "la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché per la sua distribuzione tra le Regioni, che provvederanno autonomamente al dimensionamento scolastico sulla base di questo accordo". Ma il tutto a partire dall'anno scolastico 2014/15.

    Insomma, potremmo trovarci nuovamente davanti ad una nuova stagione di ricorsi.
     
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    Dimensionamento della rete scolastica 2014/2015: nessun accordo Stato-Regioni e altre scuole in meno


    Una nota del Miur conferma la normativa vigente anche per il 2014/2015. Continuano le stangate del MEF, molte scuole senza Dirigenti e Direttori. L'impegno della FLC per contrastare la solita deriva ragioneristica sul sistema pubblico di istruzione.
    23/12/2013

    La nota ministeriale 2828/13 istruisce gli Uffici Scolastici Regionali sui prossimi piani di dimensionamento i cui effetti vanno inseriti a sistema entro il 31 gennaio 2014. I piani dovranno essere predisposti secondo la normativa vigente, dal momento che allo stato attuale nessun accordo è stato raggiunto tra i diversi soggetti istituzionali (Miur/Mef/Conferenza Unificata) sul numero medio di alunni per istituto a livello regionale.

    La programmazione della nuova rete scolastica dovrebbe lasciare inalterati i posti, organico, 8053, di Ds e dsga già autorizzati lo scorso anno scolastico. Restano fuori dalla partita i Cpia, in attesa di regolamento, e le scuole sottodimensionate che potranno contare solo su figure “reggenti”.

    Il giudizio della FLC

    La conferma delle norme che, a partire dalla spending review (D.L. 98/2011 convertito in Legge 111/2011), si sono tragicamente succedute, assestando feroci tagli al numero delle scuole e creando dei veri propri mostri soprattutto nelle scuole di base (per numero di alunni e per numero di plessi), continua a produrre i suoi effetti negativi sul nostro sistema scolastico, Cpia compresi.

    Il nuovo corso all’insegna del “non più tagli” già naufraga sotto i colpi della nuova revisione della spesa.

    La nota Ministeriale oltre ad essere tardiva è quantomeno discutibile sul piano logico- giuridico perchè tenta di trasformare un quadro di fatto (la media regionale degli alunni per istituto) in un quadro di diritto (numero massimo degli incarichi a tempo indeterminato conferibili ai Dirigenti scolastici).

    La facoltà per le Regioni di stabilire autonomi criteri di configurazione della rete è di fatto annullata dalla facoltà del MEF di non accordare il suo concerto su di numero medio ragionevole di alunni, per cui ora le Regioni e gli USR dovranno operare sulla base della normativa vigente (così è stabilito dalla richiamata legge 128/2013).

    Si conferma quanto avevamo reso chiaro con le nostre proposte di emendamento al D.L. Istruzione in sede di sua conversione in legge (128/2013). La FLC CGIL aveva proposto di fissare un numero medio di alunni nel testo della Legge di conversione (900 era il tetto indicato da un ordine del giorno del Senato dopo la sentenza della Corte Cost. 147/2012): ciò avrebbe tolto al Ministero dell’Economia la facoltà di ritenere ormai incamerati i tagli già contabilizzati sul numero “minimo” di mille alunni nelle scuole del primo ciclo e avrebbe reso più chiare e trasparente l’interlocuzione istituzionale nell’individuazione di successivi criteri. Così non è stato, ed oggi se ne pagano le conseguenze.

    Lo stallo andrà a tutto danno del sistema scolastico: scuole grandissime, abborracciate per fare cassa e non per costruire complessi scolastici “sostenibili”, con istituti senza DS e DSGA che continueranno ad operare con le reggenze, con Dirigenti Scolastici impossibilitati a svolgere un ruolo di leader educativi e ormai relegati a puri amministratori di megaistituti costruiti con criteri “extrascolastici”.

    Ogni nuovo governo e ogni leader nuovo che avanza comincia giurando sull’importanza della scuola, ma poi prosegue con i tagli strutturali (vedasi quel che si annuncia con la finta sperimentazione del taglio di un anno alle superiori, quel che si vorrebbe fare con il Fondo di istituto per il secondo anno consecutivo e ora quel che si annuncia sul dimensionamento).

    Intanto abbiamo immediatamente chiesto e ottenuto dal MIUR un incontro che si svolgerà all’inizio di gennaio 2014, perché, come FLC CGIL, abbiamo l’intenzione di non lasciare nulla di intentato per contrastare questa deriva.

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    Dimensionamento rete scolastica. Salta accordo Stato-Regioni. Salve 800 scuole. Confermati 8.053 posti per Dirigenti e DSGA




    Il Ministero ha inviato una nota agli USR con la quale si conferma la normativa vigente. Ma il MEF non demorde.

    La nota è la 2828 del 2013, che riportiamo in calce, e con la quale si dà conferma dell'attuale normativa per quanto riguarda le dimensioni delle istituzioni scolastiche.

    La mancata stipula dell'accordo e la c onseguente mancata predisposizione del Decreto Interministeriale comporta il permanere, anche per l'anno scolastico 2014/15, delle disposizioni che prevedono la non assegnazione del dirigente scolastico e del DSGA nei casi in cui la scuola non raggiunga i 400 (in particolari casi) o 600 alunni. Quindi tutto invariato. Salvi i posti di DS e DSGA, che dovrebbero restare inalterati (8053), già autorizzati lo scorso anno scolastico.

    Ricordiamo che il MEF aveva chiesto un ulteriore taglio di scuole, ben 800, con dimensioni degli istituti non inferiori a 1000 alunni. Operazione che avrebbe causato una considerevole perdita di posti per Dirigenti, Direttori e ATA.

    Restano fuori dalla partita i Cpia, in attesa di regolamento, e le scuole sottodimensionate che potranno contare solo su figure “reggenti”.

    Il MIUR aveva tentato una mediazione, con un taglio a 400 scuole, ma il fallimento di un accordo tra Regioni e Ministero dell'Economia ha fatto saltare il tavolo: niente accordo, niente ridimensionamento.

    Ma il MEF presenterà, comunque, il conto al Ministero dell'Istruzione. Se non si taglia da un lato si dovrà tagliare da qualche altra parte. Vedremo cosa accadrà.
     
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    Norma di salvaguardia per i Dsga vittime del dimensionamento


    di Lucio Ficara
    26/12/2013
    In attesa di capire se MEf Conferenza Stato-Regioni troveranno un accordo in materia di dimensionamento resta il fatto che, per ora, c'è una norma contrattuale che dovrebbe salvaguardare i Dsga delle scuole dimensionate.
    Nell’incertezza di come andrà a finire il braccio di ferro tra il Mef e la Conferenza Unificata Stato-Regioni, riguardo il dimensionamento di almeno 800 scuole autonome, i sindacati, in accordo con l’Amministrazione, hanno pensato di approvare una norma contrattuale di salvaguardia per i Dsga che potrebbero essere vittime del possibile dimensionamento della rete scolastica.
    Infatti non è escluso che il Mef, nonostante non abbia stretto nessun accordo con la Conferenza Stato-Regioni, decida unilateralmente di attuare un dimensionamento scolastico volto a ridurre di non meno del 10%, l’attuale numero delle scuole autonome.
    Il Ministero dell'Economia che non ha voluto accettare la proposta della conferenza Stato-Regioni, su un parametro di 950 alunni per istituzione scolastica autonoma, ha continuato ad esprimere la determinata volontà di tagliare almeno 800 degli attuali 8.496 istituti autonomi, attuando il parametro di 1000 alunni per scuola autonoma.
    Se dalla volontà si passerà ai fatti, molti Dsga perderanno il posto e si troveranno costretti a richiedere, attraverso la mobilità, un’altra istituzione scolastica. A tal proposito risulterà utile conoscere l’esistenza del comma 8 dell’art. 47 dell’ipotesi del contratto di mobilità per l’anno scolastico 2014/2015.
    Cosa è scritto nello specifico in questa norma contrattuale? È scritto che il direttore dei servizi generali ed amministrativi individuato come perdente posto perché titolare in scuola sottodimensionata usufruisce delle precedenze di cui all’art. 7 punti II) e IV), nel caso in cui tale scuola sia stata oggetto di dimensionamento per l’anno successivo, come previsto dal precedente comma 7.
    Nei casi in cui la scuola sottodimensionata di precedente titolarità non risulti esprimibile, il DSGA interessato può esercitare il diritto di precedenza per una istituzione scolastica del medesimo comune o distretto sub-comunale o, in mancanza, per una istituzione scolastica del comune o distretto sub-comunale viciniore a quello di precedente titolarità.
    Qualora la scuola sottodimensionata durante l’ottennio successivo all’individuazione della posizione di soprannumerarietà dovesse diventare nuovamente sede richiedibile, è possibile indicare tale scuola al fine di avvalersi della precedenza al rientro, fino al completamento dell’ottennio, se nel frattempo non si è stati soddisfatti nel movimento con precedenza.
    Questa norma è una novità rispetto ai contratti di mobilità degli anni precedenti ed è stata concepita, sia per i diffusi casi di soprannumerarietà avuti per l’anno scolastico in corso e sia per i preventivabili casi che con ogni probabilità si potrebbero verifica per il prossimo anno scolastico.
     
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    Dimensionamento scolastico : Regioni vs MEF


    di Lucio Ficara
    28/12/2013
    Il mancato accordo fra Stato e Regioni pone non pochi problemi. Ci saranno sempre molte scuole affidate in reggenza e i mancati risparmi dovranno in qualche modo essere "pagati" dal Miur.
    Nonostante il forte dimensionamento scolastico operato due anni fa da un traballante governo Berlusconi, si continua anche oggi ad imporre alle Regioni un ulteriore dimensionamento per il prossimo anno scolastico.
    Il Miur, incalzato dal ministero dell’Economia, in un’ottica di spending review per il 2014, ha deciso di assegnare un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali amministrativi per ogni mille alunni.
    Quindi a livello centrale, il ministero dell’Istruzione e quello di Economia e Finanza, dispongono che le scuole autonome, che godranno dell’assegnazione di un DS e un DSGA, non potranno avere meno di mille studenti.
    Le Regioni dal canto loro, sanno benissimo che il dimensionamento scolastico è una prerogativa politica delle loro giunte e non è commissariabile dai poteri centrali come il Miur o il Mef.
    Poiché nessun accordo è stato raggiunto tra la Conferenza Stato-Regioni e il Mef, sul parametro numerico per costituire un’autonomia scolastica, molte Regioni stanno operando un dimensionamento scolastico sul parametro di 900 alunni per istituzione scolastica.
    Con buona pace della spending review e delle proposte del Mef, le Regioni stanno lasciando sopravvivere molte scuole sottodimensionate, non operando accorpamenti o chiusura di plessi. Una vera e propria guerra di numeri e tabelle di calcolo tra i vari poteri politici-istituzionali quella a cui stiamo assistendo sul dimensionamento scolastico. Da una parte il Miur e il Mef che hanno predisposto delle tabelle sul dimensionamento che prevedono un taglio di 848 scuole autonome su tutto il territorio nazionale, dall’altra le Regioni che ritenendo loro prerogativa l’attuazione del dimensionamento scolastico stanno cercando di salvaguardare quanto più sia possibile le scuole dei loro territori.
    Ma il Miur, da cui dipende la dotazione organica delle scuole e la relativa assegnazione dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali amministrativi delle singole scuole, non concederà nuovi incarichi dirigenziali e quindi nella migliore delle ipotesi si continuerà con l’istituto delle reggenze.
    Questa situazione di contrasto tra la posizione imposta dal ministero dell’Economia e la salvaguardia del dimensionamento scolastico già operato due anni fa creerà disservizi al sistema scolastico, per il fatto che saranno sempre più numerosi le scuole senza dirigente scolastico e dsga che continueranno ad operare con le solite reggenze. La mancanza di un accordo tra Regioni e Mef sul dimensionamento, pone anche un altro problema di carattere economico. Infatti il Mef aveva già contabilizzato il risparmio sul taglio di oltre 800 scuola autonome a cui invece dovranno essere assegnate e quindi pagate le reggenze. Sono in tanti a pensare che questi mancati introiti verranno recuperati sempre da altri capitoli di spesa del Miur. Questo è scontato ma non sappiamo ancora quali saranno.
     
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    Dimensionamento scolastico. CISL "si riproporranno disagi" per scuole prive di titolare




    L'allarme è stato lanciato dalla CISL scuola che ricorda il mancato accordo tra Stato e Regioni per il dimensionamento della rete scolastica. Confermato parametro 900 alunni.

    Ne avevamo dato già notizia, qui, della nota prot. 2828 del MIUR, emessa in data 20 dicembre 2013, con la quale si annuncia per il 10 gennaio l'apertura delle funzioni di aggiornamento anagrafe scuole.

    Nella nota si ricorda del mancato accordo tra Stato e Regioni relativamente ai nuovi parametri di dimensionamento della rete scolastica e che la normativa confermata è quella che pone quale limite i 900 alunni ad istituto di media regionale.

    Ricordiamo, infatti, che il MEF aveva richiesto un parametro di 1000 alunni che avrebbe condotto al taglio di ben 800 scuole. Taglio al momento scongiurato, ma i cui risparmi, probabilmente, saranno richiesta dal Ministero dell'economia tagliando altre voci. Vedremo.

    Nel frattempo la CISL ricorda che il parametro di 900 alunni in vigore porta comunque a disagi non indifferenti per le scuole, si riproporranno anche "per il prossimo anno scolastico - scrivono in un comunicato - i disagi legati all'esistenza di scuole prive di titolare, con conseguente affidamento in reggenza".

    Buone notizie, come già messo in evidenza dalla nostra redazione, per Dirigenti e DSGA che non si vedranno decurtare il contingente.

    Salta accordo Stato-Regioni. Salve 800 scuole. Confermati 8.053 posti per Dirigenti e DSGA
     
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    Scuole tagliate, illegittimo per Tar e CdS il dimensionamento operato dalle Regioni negli ultimi due anni




    ANIEF - Queste le motivazioni dei giudici che bocciano i tagli attuati per il 66,5% al Sud e nelle Isole, dove è più alto il tasso di dispersione scolastica (solo nel 2012 cancellate in maniera illegittima 1.567 sedi autonome): attuazione di una norma incostituzionale (Legge 111/2011) e contro il parere contrario delle consulte provinciali. Dovevano invece essere rispettati i criteri del D.P.R. 233/98. Annullati anche a fine primo quadrimestre i decreti d’individuazione dei dirigenti scolastici-dsga e del personale sovrannumerario, nonché l’assegnazione dei codici meccanografici.

    Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario organizzativo Confedir) lo aveva denunciato nel settembre 2012 e nel gennaio 2013, scrivendo anche di suo pugno ai Governatori. Ma invano. Poi, nell’ottobre 2013 aveva chiesto modifiche al decreto legge sulla scuola. Ora l’ultima parola passa sempre più ai tribunali.

    I tagli alle scuole avviati a partire dal 2000 e culminati con la Legge Tremonti-Gelmini 111/2011 hanno ridotto drasticamente la qualità dell’offerta formativa italiana, penalizzando in particolare le sedi del Sud e delle Isole dove il fenomeno della dispersione scolastica rimane a livello di emergenza massima. Secondo uno studio dell’Anief, in tredici anni si è passati dal rapporto 1 a 5 al rapporto 1 a 7 tra sedi direzionali e plessi decentrati o istituti accorpati. Con il 66,5% dei tagli delle scuole autonome che è avvenuto al Sud-Isole, dove è proprio più alto il tasso di abbandono dei banchi.

    La ‘mazzata’ finale al progetto di cancellazione di plessi e scuole autonome è arrivata nell’ultimo biennio. Solo nel 2012 sono stati cancellati in maniera illegittima 1.567 sedi amministrative (scuole autonome) di circoli didattici, istituti comprensivi e medie, mentre per l’ultimo anno dovrebbero rimanere scoperte 595 scuole, specie tra le superiori, affidate in reggenza (legge 128/13). Scomparso un posto su quattro tra dirigenti scolastici e dsga. E ora i tribunali cominciano a dare regione sempre più ai ricorrenti, famiglie e personale docente e Ata, in assenza di risposte coerenti e legittime dei Governatori. Sono già diverse le sentenze del Tar Sardegna, del Consiglio di Stato, del Tar Lazio e ora potrebbe arrivare anche quella del Tar Molise.

    Nell’a.s. 2013/2014 con il D.M. 573/2013 sono stati assegnati 8.047 dirigenti e Dsga per dirigere e amministrare 57.216 plessi scolastici, ma la rete delle scuole autonome è stata decisa ancora una volta dalle Regioni sulla base di una legge (111/11) che è stata dichiarata in parte incostituzionale nel dimensionamento delle scuole elementari e medie (art. 19, c.4) e in parte rimane valida soltanto per l’a.s. corrente per le reggenze delle scuole superiori (art. 19, c. 5).

    Per sapere a quante scuole è stata tolta l’autonomia (ma non alle RSU che sono rimaste in deroga nei luoghi di lavoro) basta confrontare i dati del D.M. 51/2011 quando furono assegnati 10.211 dirigenti e Dsga, nonostante la riduzione di 610 unità rispetto alla quota assegnata con il D.M. 285/2000. Così si è elevato il numero delle scuole da gestire da parte dei dirigenti, con evidenti ricadute sulla gestione del personale e dell’utenza. E l’area che ha pagato più di tutti nel Paese, è stata ancora una volta quella del Sud e delle due Isole maggiori, Sicilia e Sardegna, dove si sono tagliate due scuole autonome su tre nonostante gli alti e allarmanti numeri sulla dispersione scolastica.

    Secondo il Servizio Statistico del Miur, che nel 2013 ha attuato un focus sulla dispersione, “dal punto di vista geografico (Graf.6), il “rischio di abbandono” è prevalentemente diffuso nelle aree del Mezzogiorno, in cui sono maggiormente diffuse situazioni di disagio economico e sociale. La distribuzione regionale individua, per la scuola secondaria di I grado, nella Sicilia (con lo 0,47% degli iscritti), nella Sardegna (con lo 0,41%) e nella Campania (con lo 0,36%) le regioni dove il fenomeno dell’abbandono scolastico è più evidente, seguite dalla Puglia (0,29%) e dalla Calabria (0,19%). Analogamente nella scuola secondaria di II grado elevate percentuali di alunni “a rischio di abbandono” sono presenti nelle regioni meridionali, prime fra tutte la Sardegna (con il 2,64% degli iscritti a inizio anno), seguita dalla Sicilia (con l’1,6%) e dalla Campania (con l’1,36%).”

    Per l’Anief, a questo punto è doveroso ricorrere qualora si ritengano violati i criteri per l’assegnazione dell’autonomia disposti dal D.P.R. 233/98 (scuole da 500 a 900 alunni, con deroghe a 400 su territorio per un terzo montano, 300 per territorio montano e piccole isole). Per info, scrivere a [email protected]. È possibile aderire al ricorso, anche se a seguito della mobilità si viene dichiarati sovrannumerari su scuola che non dovrebbe essere dimensionata. In questo caso bisogna scrivere a [email protected].
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    Dimensionamento, la partita si riapre


    di A.G.
    11/03/2014
    Gli orientamenti di Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e Tar sembrano voler superare l’innalzamento dei “tetti” minimi di iscritti imposti con la Legge 111/2011: dando ragione ad associazioni e sindacati, ma anche dipendenti e genitori, che non hanno mai accettato gli accorpamenti che solo nel 2012 hanno fatto venire meno 1.500 istituti tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.
    Si parla tanto di edilizia e di messa in sicurezza delle scuole. Anche con toni aspri all’interno di alti rappresentanti dello stesso Governo. Ma si parla poco dei tagli alle sedi scolastiche autonome, che negli ultimi anni si sono viste ridurre da oltre 12mila a circa 8.400. Il processo ha preso il via a partire dall’inizio del nuovo secolo, dal 2000, ma nell’ultimo biennio ha avuto una decisa accelerazione a seguito dell’attuazione della Legge 111/2011, nella parte che ha fissato l'obbligo di fusione degli istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie con meno di “1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.
    In varie parti d’Italia, soprattutto al Centro-Sud, dove i tagli si sono fatti sentire di più, il provvedimento è stato impugnato da associazioni, sindacati (con in testa la Flc-Cgil, che ha in pratica contestato l’operato dell’ex ministro Gelmini su tutta la linea), personale (soprattutto coloro che hanno perso il posto a seguito del dimensionamento) e persino raggruppamenti di genitori.
    A cosa hanno portato i ricorsi? Sinora a poco, visto che solo nell’ultimo biennio si sono continuate a perdere qualcosa come 1.800-2.000 istituti. Di recente, però, sono state emesse delle sentenze che potrebbero ribaltare la situazione. Prima ci sono stati i rilievi della Corte Costituzionale, con la sentenza 147/2012, poi un anno fa il Consiglio di Stato ha cancellato l'accorpamento di tre istituti comprensivi calabresi. E arriviamo ai nostri giorni, quando a fine gennaio il Tar Sardegna, a proposito dei ricorsi presentati dai docenti che hanno perso posto proprio per effetto delle ultime disposizioni di chiusura delle sedi scolastiche sarde, ha annullato il dimensionamento di dieci scuole dell’Isola e gli atti conseguenti: facendo così tornare tutto come prima, da decreti di assegnazione del personale fino ai codici meccanografici. In particolare, l’Usr ha disposto l’annullamento “in corso d’anno, con effetto immediato”, della mobilità coatta del personale perdente posto a seguito del dimensionamento attuato nel 2012/13. E a fine mese potrebbe essere la volta della Regione Molise, dopo che il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva formulata dalla Provincia per bloccare il ricorso presentato, tra gli altri, da un gruppo di genitori degli alunni danneggiati dal dimensionamento forzato: se il Tar darà ragione ai ricorrenti, decine di scuole torneranno ad essere autonome.
    A detta di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, non si tratta però di disposizioni sorprendenti: “i giudici – sostiene il sindacalista - non possono fare altro che sottoscrivere l’evidenza della violazione dei criteri di legge: senza un nuovo accordo in Conferenza Stato-Regioni, ai sensi della normativa vigente dopo la sentenza della Consulta, non possono infatti essere attuati nuovi accorpamenti o soppressioni in violazione dei vecchi criteri del D.P.R. 233/98”.
    “E questo vale anche – prosegue Pacifico – per le scuole superiori, ma in questo caso dal prossimo anno scolastico: ai sensi della recente Legge 128/13, in mancanza di un accordo con le Regioni, che non c’è stato, l’attuale norma sugli accorpamenti, introdotta con il c. 5 della Legge 111/11 attraverso cui è stato di fatto soppressa l'assegnazione dei dirigenti in 300 scuole superiori, rimane in vigore solo fino al prossimo 31 agosto”.
    Secondo uno studio realizzato dal sindacato siciliano, in tredici anni si è passati dal rapporto 1 a 5 al rapporto 1 a 7 tra sedi direzionali e plessi decentrati o istituti accorpati. Con il 66,5% dei tagli delle scuole autonome che è avvenuto al Sud-Isole, dove è proprio più alto il tasso di abbandono dei banchi.
    La ‘mazzata’ finale al progetto di cancellazione di plessi e scuole autonome è arrivata nell’ultimo biennio. Solo nel 2012 sono stati cancellati in maniera illegittima 1.567 sedi amministrative (scuole autonome) di circoli didattici, istituti comprensivi e medie, mentre per l’ultimo anno. Con le Regioni che, di fatto, tranne rari casi, sono rimaste a guardare. Ma ora i tribunali sembrano voler cambiare il corso delle cose.

    TECNICA DELLA SCUOLA
     
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13 replies since 29/9/2013, 08:04   488 views
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