IN ARRIVO UN ALTRA "MAZZATA" SULLA SCUOLA

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    M5S: indiscrezioni di tagli all’istruzione ma Miur tace: scarica barile?


    di P.A.
    10/12/2013
    In una nota i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura fanno dichiarazioni accese e inquietanti nei confronti del Miur: da un lato trapelano notizie di tagli attraverso la spending review, dall'altra il Miur fa le spallucce
    ''Abbiamo la spiacevole sensazione di trovarci di fronte a un bieco gioco delle parti, consumato sulla pelle del sistema di istruzione. Da un lato trapelano notizie sui tagli che potrebbero essere realizzati attraverso la spending review dal commissario Cottarelli, dall'altra il Miur afferma di non sapere nulla a tal proposito, e scarica il barile''.
    ''Consideriamo inaccettabile il fatto che il piano di tagli della spending review per la scuola e l’università cominci a emergere senza che vi siano nè conferme nè smentite.
    Se a questo si aggiunge che al Miur, rispetto a tali indiscrezioni, sembrano cadere dalle nuvole, abbiamo un quadro che prospetta o malafede, o dilettantismo. Dopo le voci su sui tagli relativi al dimensionamento delle scuole, l'edilizia scolastica, gli insegnanti inidonei, il finanziamento dell’università e ricerca, l'ultima sirena d'allarme arriva dalle colonne de il Fatto, che parla di una riduzione del numero degli insegnanti di sostegno, i quali erano stati aumentati di 26 mila unità, in tre anni, nel recente Decreto Istruzione. Aumento che però è solo sulla carta, dal momento che negli ultimi anni i piani triennali di assunzione non sono mai stati rispettati''.
    ''Ci domandiamo: per il caso il Mef prevede un ridimensionamento delle assunzioni già rispetto a queste immissioni in ruolo? Tra l'altro proprio in occasione della discussione sul Decreto Istruzione, in commissione Cultura, avevamo posto l'attenzione sul fatto che l'aumento degli insegnanti di sostegno, portati a un totale di 90 mila, includesse elementi di incertezza. Dal provvedimento, infatti, restavano esclusi circa 20 mila docenti di supplenza. A questo punto ci chiediamo se saranno loro, i non stabilizzati, i più deboli, i primi ad essere sacrificati sull'altare della spending review. Riteniamo inqualificabile l'avallo di questo clima di incertezza e di mancanza di comunicazione nei confronti dell'opinione pubblica. A nessuno è consentito agire nell'ombra o nascondersi. Ciascuno, secondo la propria responsabilità e competenza, riferisca presso le sedi competenti quanto è in atto e si intende fare. Non intendiamo, ne' accetteremo, trovarci di fronte al fatto compiuto''.
     
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    Tagli al sostegno e spending review. MIUR: "Non ci hanno chiamato, non è certo una nostra idea"




    Al Ministero "Cadono dalle nubi". La redazione del Fatto Quotidiano ha contattato il MIUR per avere notizie dell'inserimento della voce "Insegnanti di sostegno" tra i tagli da praticare all'istruzione nella Spending Rewiev del Governo Letta, al Ministero sono caduti dal pero.

    “Nessuno ci ha chiamato, non è certo una nostra idea. Per noi resta valido quanto detto negli scorsi mesi e stabilito nell’ultimo decreto legge sulla scuola: ovvero esattamente l’opposto”, hanno risposto, dal Ministero, alla redazione del giornale "Il Fatto Quotidiano".

    Secondo Viale Trastevere non sarebbe prevedibile alcun taglio al personale del sostegno.

    Eppure la voce è lì, nel documento che noi di OrizzonteScuola abbiamo pubblicato e che trovate a questo indirizzo.

    Nel piano Cottarelli, che prende il nome da Carlo Cottarelli (ex del Fondo monetario internazionale, chiamato da Letta e Saccomanni come commissario straordinario), sono richiesti tagli alla scuola che dovranno riguardare: 1. Rivisitazione della dimensione delle scuole, 2. Docenti inidonei 3. Edilizia scolastica (razionalizzazione fondi) e 4 Insegnanti di sostegno

    Per questi ultimi, vi abbiamo anche indicato quale sarà la possibile strada che sarà imboccata, cioè il riequilibrio del rapporto tra docenti e alunni che mostra delle differenze tra Nord e Sud, con regioni che presentano un rapporto di 2 o addirittura 2,4 alunni per ogni docente e regioni che hanno anche un rapporto dell'1,6.

    Nel mirino potrebbero entrare regioni come Molise e Basilicata (1,6% alunni per docente), Sardegna, Puglia, Campania, Calabria (1,7 alunni per docente), Sicilia (1,9). Insomma, il Regno delle due Sicilie più la Sardegna. Qui i particolari

    Eppure al MIUR non sanno nulla, almeno secondo quanto riportato dal Fatto, anzi, quella del sostegno è, dicono, "una spesa necessaria" visto che una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 vieta ogni tipo di deroga all’assegnazione di personale qualificato nei casi di alunni con gravi disabilità.

    “Noi, comunque, siamo apertissimi al dialogo, remiamo tutti dalla stessa parte: ridurre gli sprechi e razionalizzare le spese è un obiettivo comune”, precisano.

    Ed, infatti, come da noi anticipato, è già stata istituita una commissione sulla Spending review, presieduta da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano (commissione tra l'altro prevista dalla stessa bozza Cottarelli).

    Per non farsi trovare impreparati, dicono dal Ministero.

    Sulla faccenda è intervenuto il Movimento 5 stelle, con un comunicato inviato alla nostra redazione e nel quale affermano: "Abbiamo la spiacevole sensazione - afferma la nota del M5S - di trovarci di fronte a un bieco gioco delle parti, consumato sulla pelle del sistema di istruzione. Da un lato trapelano notizie sui tagli che potrebbero essere realizzati attraverso la spending review dal commissario Cottarelli, dal'altra il Miur afferma di non sapere nulla a tal proposito, e scarica il barile". Leggi tutto il comunicato

    Le nostre anticipazioni

    Spending review ed edilizia scolastica. Nessun taglio, si punta alla razionalizzazione degli attori coinvolti: su 349 mln, spesi soltanto 98
    dp - Nel testo in nostro possesso sulla "Revisione di spesa" di Cottarelli, i cui contenuti abbiamo ampiamente divulgato, compare anche la voce "Edilizia scolastica". Di cosa si tratta, quale ambito verrà toccato? Leggi l'articolo

    Spending review e taglio 800 scuole. Nel mirino: Campania, Sicilia, Basilicata e Calabria
    red - La commissione ministeriale per la Spending review dovrà elaborare un nuovo piano di ridimensionamento della rete scolastica. Mef chiede un ridimensionamento di ben 800 scuole. Quali aree del paese saranno interessate? Leggi l'articolo

    Sostegno e Spending review: dove sarà tagliato. Nel mirino il rapporto tra docenti e alunni
    dp - Il piano Cottarelli di revisione della spesa pubblica riguarderà anche la scuola. Ne abbiamo dato notizia per primi la settimana scorsa. Tre le voci anche i docenti di sostegno.
     
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    Scuola, spending review: “Tagli a docenti di sostegno”. Ma il Miur dice il contrario





    da Il Fatto Quotidiano

    Scuola, spending review: “Tagli a docenti di sostegno”. Ma il Miur dice il contrario

    Il piano di del commissario Cottarelli per tagliare la spesa prevede anche una riduzione dell’organico tra i docenti da affiancare agli alunni diversamente abili. Il decreto del governo della scorsa estate però, prevedeva esattamente il contrario
    di Redazione Il Fatto Quotidiano

    E’ uno temi fondamentali del mondo della scuola. Eppure sugli insegnanti di sostegno, il governo sembra non riuscire ad avere una politica coerente. Sono passati appena tre mesi dall’approvazione dell’ultimo decreto legge: un testo annunciato in pompa magna e che riserva grande attenzione ai docenti di sostegno, a cui spettano ben 26mila delle 69mila assunzioni programmate nel prossimo triennio. Adesso però – proprio mentre in tante città d’Italia prendono il via i test per i corsi di abilitazione (altra novità annunciata dal Miur quest’estate - si torna a parlare di tagli. Lo scorso 12 novembre Carlo Cottarelli – l’esperto del Fmi chiamato dal premier Letta per elaborare un piano di riduzione della spesa pubblica - ha inserito il sostegno tra i temi che riguardano il Ministero dell’Istruzione. Il piano è ancora in fase embrionale: per il momento si tratta solo di una serie di punti (tra gli altri, anche dimensionamento delle scuole e edilizia scolastica, inidonei, finanziamento dell’università e ricerca), da sviluppare nei prossimi mesi. Ma date le premesse e l’intenzione del Miur di sanare le carenze in organico, è difficile capire come il sostegno possa rientrare in un piano di spending review.

    A viale Trastevere – dove sono arrivate numerose richieste di chiarimenti da parte di insegnanti e genitori – sono rimasti davvero perplessi quando hanno letto il documento. “Nessuno ci ha chiamato, non è certo una nostra idea. Per noi resta valido quanto detto negli scorsi mesi e stabilito nell’ultimo decreto legge sulla scuola: ovvero esattamente l’opposto”, fa sapere il Ministero. Per il Miur non è preventivabile alcun taglio al personale di sostegno, che anzi dovrebbe aumentare nei prossimi anni.

    Secondo le ultime stime, in Italia i docenti di supporto sono poco più di 100mila. E pesano sulle casse dello Stato per circa quattro miliardi di euro l’anno. Una spesa comunque necessaria, visto che una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 vieta ogni tipo di deroga all’assegnazione di personale qualificato nei casi di alunni con gravi disabilità. “Forse al Ministero dell’Economia se lo sono dimenticato…”, fanno notare da viale Trastevere. Tenendo però a precisare: “Noi, comunque, siamo apertissimi al dialogo, remiamo tutti dalla stessa parte: ridurre gli sprechi e razionalizzare le spese è un obiettivo comune”. A tal fine già ad ottobre il ministro Carrozza ha istituito un comitato interno per la spending review, che avrà mandato annuale e sarà coordinato da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano. “Vogliamo farci trovare pronti: quando verrà il momento proporremo noi dei settori dove è possibile razionalizzare le risorse, così da evitare tagli insensati”.

    Intanto, però, resta il testo del piano Cottarelli, che almeno in uno dei suoi punti (il 6.1 comma b) spaventa la scuola italiana e apre diversi interrogativi. Che si tratti solo di un suggerimento sbagliato, di una svista o piuttosto di un’effettiva inversione di marcia da parte del governo lo si capirà nei prossimi mesi. A breve dovrebbe cominciare la fase di ricognizione tecnica dei gruppi di lavoro, con l’obiettivo di emanare i primi provvedimenti legislativi tra maggio e luglio 2014. “Per quel che riguarda gli insegnanti di sostegno – conclude il Miur – noi crediamo e speriamo che alla fine non ci sarà nessun taglio. Altrimenti il Ministero dell’Economia si assumerà la responsabilità di smentire l’ultimo decreto”. E delle conseguenze che ciò potrebbe avere sul mondo della scuola.
     
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    Tagliati di un terzo i fondi del Miur destinati alle attività degli alunni




    Anief - 350 milioni di euro su 985 utilizzati per tamponare i mancati scatti di anzianità del personale: si riducono i progetti, le attività pomeridiane, i fondi per le visite culturali e per i docenti coordinatori di tutto ciò che va oltre la didattica.

    Pacifico (Anief-Confedir): sono soldi spesi male, il cui inutile sacrificio metterà a rischio il funzionamento degli istituti.

    L’offerta formativa rivolta agli studenti italiani si assottiglia sempre di più. Quest’anno a complicare le cose ci si è messa pure l’amministrazione scolastica. Che, d’accordo con i sindacati rappresentativi, ha deciso di andare a prelevare 350 milioni di euro dal ‘tesoretto’ dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le attività pomeridiane, i progetti a completamento della formazione ordinaria e le visite culturali. La riduzione di oltre un terzo di questi fondi determinerà, inoltre, un compenso ridotto ai docenti coordinatori per le attività a supporto della didattica (le cosiddette le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi specifici).

    Attraverso una discutibile nota , il Miur ha sancito questa destinazione. Inviando alle 8mila scuole italiane solo 521.036.414 euro complessivi. Pari al 52,94% di quanto doveva essere loro destinato. E impegnandosi a corrispondere per intero solo l'importo totale per le ore eccedenti degli insegnanti. Mentre l’integrazione da dare agli istituti scolastici sarà decisamente ridotta, comunque distante dal miliardo di euro iniziale. Andando, in tal modo, a deprivare ancora di più le tante aree arretrate, dove la scuola rappresenta spesso l’unico riferimento dello Stato, della legalità e della cultura in generale.

    Ma quel che fa più rabbia è che il “rosicchiamento” del Fondo delle istituzioni scolastiche, attraverso cui si finanziano attività basilari nelle nostre scuole, non servirà a molto. L'approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato poco più di un mese fa in Gazzetta Ufficiale , ha purtroppo spazzato via ogni dubbio, sancendo la nullità, a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati da dare al personale, in pratica, vanno considerati come mere indennità. E basta. Perché purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera.

    “È paradossale quanto accaduto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché i sindacati che siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell'attività motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della ricostruzione di carriera”.

    Del resto, il nostro sindacato lo aveva detto in tempi non sospetti: l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più recuperabile. Gli altri sindacati, invece di seguire la via del ricorso indicata dall’Anief, si sono piegati al volere dell’amministrazione. Svendendo i diritti dei lavoratori, ancorché tutelati da un contratto nazionale, in cambio di una quota forfettaria.

    Una scelta che si somma, tra l’altro, alla decisione del governo di prorogare a tutto il 2014 il blocco dei contratti di tutti i dipendenti pubblici. Scuola compresa. Su questo punto, nelle ultime ore è intervenuto pesantemente il M5S. Che ha presentato un emendamento alla legge di stabilità , attraverso cui ha chiesto “l'esclusione per il personale della scuola del blocco degli incrementi contrattuali disposti con le risorse provenienti dalla razionalizzazione e dai risparmi di spesa delle amministrazioni pubbliche secondo legge 30 luglio 2010”.

    Le discutibili decisioni di chi amministra lo Stato, tra l’altro, hanno come destinatari (come danneggiati) quei docenti italiani che già oggi a fine carriera percepiscono tra i 6mila e gli 8mila euro in mero rispetto ai colleghi dell’Ocde: fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%. Mentre nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Ora, andare a intaccare lo stipendio, compresi i contributi pensionistici, non farà altro che allargare questa forbice.

    “Per completezza va detto che questa modalità di garantire gli stipendi dei lavoratori, a danno del funzionamento ordinario delle scuole, potrebbe avere un triste epilogo: di recente, infatti, il tribunale di Roma, incalzato dall’Anief, ha dichiarato incostituzionale l’accordo. Aprendo così scenari – conclude Pacifico – di cui tutta la scuola potrebbe finalmente beneficiare”.

    Per approfondimenti:

    Scatti di anzianità: l’accordo tra Miur e sindacati ‘nobili’ per salvare il 2012 è un sacrificio inutile

    Blocco degli scatti pagati nel 2011 è un grande inganno. Governo trovi subito una copertura adeguata

    Scatti stipendiali: il danno e la beffa
     
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    Spending review, oggi in VII: entro il 2016 tagli per 32 miliardi, la scuola dovrà contribuire


    Oggi in VII Commissione cultura si è svolta un'audizione informale con il commissario per la Spending Review Cottarelli che ha illustrato il piano già pubblicato dalla nostra redazione in anteprima. Preoccupazioni da parte del Movimento 5 stelle per i tagli previsti alla scuola.

    Il piano, per tutta l'amministrazione, prevede risparmi di spesa per il 2015 (3,6 miliardi), 2016 (8,3 miliardi) e 2017 (11,3 miliardi). La scuola dovrà dare il proprio contributo, individuando risparmi nei seguenti settori:

    Rivisitazione della dimensione delle scuole
    Insegnanti di sostegno
    Docenti inidonei
    Edilizia scolastica (razionalizzazione fondi)

    Interventi previsti anche in ambito universitario

    Criteri di finanziamento università e ristrutturazione rete universitaria
    Fondi per la ricerca. Revisione criteri di assegnazione (CNR, ENEA, etc.)
    Enti vigilati

    Questo, almeno, nella bozza che è pervenuta alla nostra redazione.

    Cottarelli, ex del Fondo monetario internazionale chiamato da Letta e Saccomanni come commissario straordinario, ha già spiegato che stanno costituendo ben 25 gruppi di lavoro: 17 sono verticali e 8 orizzontali.

    Sappiamo che già la commissione che si occuperà della scuola è stata attivata ed è presieduta da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano

    Oggi, Cottarelli ha illustrato il piano alla Commissione istruzione e cultura, suscitando le prime proteste.

    "Noi del M5S - recita comunicato che riporta le dichiarazioni dell'On Chimienti - abbiamo chiesto perché Letta consenta che si effettuino nuovi tagli sulla spesa per l'istruzione dopo aver promesso che non lo avrebbe fatto nel suo discorso di insediamento".

    E chiede un coinvolgimento delle commissioni di Camera e Senato nelle decisioni, insieme ai cittadini. "Abbiamo chiesto - continua il comunicato - di avere la garanzia che non si toccheranno neanche per scherzo le spese per la sicurezza degli edifici, per il personale scolastico, per il diritto allo studio. Le risposte non sono state soddisfacenti e il fatto che non si siano ancora individuati settori "intoccabili" dal punto di vista della spesa ci preoccupa e ci indigna perché negli altri paesi europei funziona diversamente: la revisione della spesa parte sempre dall'individuazione dei settori che
    ne saranno oggetto."

    Il comunicato si conclude chiedendo al ministro Ministro di non legare "la sua faccia a nuove decisioni scellerate calate dall'alto sui cittadini".
     
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    Spending review. Pubblichiamo tutto il programma di lavoro con le voci che riguardano la scuola




    Ne abbiamo già pubblicato qualche stralcio, relativamente ai passaggi in cui viene citata la scuola, adesso pubblichiamo l'intero programma di revisione della spesa. Monta lo scontro per i possibili tagli alla scuola.

    Il programma di lavoro riguarda i tre anni previsti dall’articolo 49-bis del Decreto Legge n.69 del 2013 (Decreto del “Fare”) per l’attività del Commissario Cottarelli (ex del Fondo monetario internazionale).

    Il piano prevede, per tutta l'amministrazione, risparmi di spesa per il 2015 (3,6 miliardi), 2016 (8,3 miliardi) e 2017 (11,3 miliardi).

    Nel documento sono previsti gruppi di lavoro e temi di intervento. Si stanno già costituendo ben 25 gruppi di lavoro: 17 sono verticali e 8 orizzontali. La commissione che affronterà gli interventi per l'istruzione sarà presieduta da Daniele Checchi, professore ordinario di Economia politica presso l’Università degli Studi di Milano.

    Il piano sarà aggiornato ogni sei mesi e presentato al Comitato Interministeriale per la revisione della spesa (RS).

    Cottarelli, durante un'audizione in commissione Bilancio alla Camera, ha tenuto a precisare che "tutti gli accademici scelti che finora hanno accettato, partecipano a titolo gratuito".

    In più occasioni ha, inoltre, voluto sottolineare che il lavoro del Commissario ha due obiettivi principali:

    condurre la RS delle amministrazioni pubbliche e società controllate (come definite all’articolo 49-bis del Decreto del “Fare”) per il periodo 2014-16.
    istituzionalizzare il processo di RS in modo che diventi parte integrante del processo di preparazione del bilancio dello Stato e delle altre amministrazioni pubbliche

    La scuola parteciperà al risparmio di spesa?

    Nel documento essa è presente, e vengono individuati alcuni temi di intervento che abbiamo più volte citato, essendo venuti in possesso del piano già da tempo. I temi sono:

    Rivisitazione della dimensione delle scuole
    Insegnanti di sostegno
    Docenti inidonei
    Edilizia scolastica (razionalizzazione fondi)
    Interventi previsti anche in ambito universitario

    Criteri di finanziamento università e ristrutturazione rete universitaria

    Fondi per la ricerca.
    Revisione criteri di assegnazione (CNR, ENEA, etc.)
    Enti vigilati

    Spetterà alla commissione declinare gli interventi, proporre alternative o trovarne di aggiuntive.

    Di certo è che la polemica si è già avviata. Il Ministro, in occasione del CdM in cui è stato presentato il piano, avrebbe così sbottato: "Ma come, abbiamo appena investito nella scuola dopo anni di taglie ora ricominciamo? Ogni euro di risparmi andrà tassativamente reinvestito in scuola, università e ricerca".

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    Cottarelli, due giorni fa, è stato in VII commissione ad illustrare il piano, si è trattato di una audizione informale, quindi senza resoconto formale, purtroppo. Ma dall'incontro sono trapelate due diverse interpretazioni sul coinvolgimento della scuola nella Spending review.

    Una dell'On Chimienti del M5S e una dell'On Coscia del PD.

    La prima ha sostenuto di non aver ricevuto soddisfacenti garanzie che non si "toccheranno neanche per scherzo le spese per la sicurezza degli edifici, per il personale scolastico, per il diritto allo studio".

    La seconda, invece, ha tenuto a precisare che il commissario ha dato garanzie in senso opposto, ribadendo "quanto l'istruzione sia importante e centrale per promuovere crescita e sviluppo e il rilancio del nostro Paese".
     
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    Spending review in arrivo, Carrozza non dorme di notte


    di Reginaldo Palermo
    22/12/2013
    Ma a rischio sono anche le "novità" della legge 128 perchè le entrate per le accise sono state ampiamente sopravvalutate. Temendo ulteriori tagli il Ministro lavora per far partire i programmi legati al bilancio del 2013.
    La spada di Damocle che pende sulla testa del ministro Carrozza si chiama spending review e se mai dovesse scivolare di mano al commissario Cottarelli provocherebbe sicuramente un nuovo tsunami nella scuola.
    Non a caso, peraltro, Maria Chara Carrozza confessa di non riuscire a dormire sonni tranquilli.
    Il problema d fondo è che, come spesso accade, quando si approva una legge i conti vengono fatti in modo approssimativo.
    Ma adesso, la questione della copertura finanziaria prevista dalla legge 128, generosamente (e forse illusoriamente) denominata “La scuola riparte”, si sta ponendo in tutta la sua drammaticità
    Perché a conti fatti appare davvero improbabile che l’aumento delle accise su birra e altri prodotti alcolici possa garantire le entrate previste. Attualmente, infatti, le accise fanno entrare nelle casse dello Stato un miliardo di euro all’anno, mentre la legge 128 ne prevede almeno 316 milioni in più per il 2014 e 411milioni per il 2015: il 30% in più l’anno prossimo e il 40% a partire dal 2015. Che la previsione siano molto ottimistica lo capirebbe anche uno studente di economia alle prese con il suo primo esame.
    D’altronde il fatto che Carrozza stia firmando tutti i decreti che consentono di impegnare fondi per il 2013 sta proprio a significare – ci sembra – che il Ministro non ha nessuna certezza di poter spendere le cifre previste per il 2014 e quindi si sta dando un gran daffare per dare avvio almeno a qualche iniziativa: e infatti sono già stati firmati i decreti per i libri di testo, per le attività di orientamento e per il wifi nelle scuole. E, per evitare che la scure del MEF intervenga sul bilancio di Viale Trastevere, sono stati messi al sicuro anche i fondi della legge 440/97 (pochi per la verità) con un decreto ormai esecutivo.
    Pochi giorni fa il Ministero ha anche assicurato che il capitolo di spesa che serve a pagare le supplenze è stato adeguatamente rifinanziato, ma in assenza di informazioni precise è difficile capire e sapere da dove sono stati prelevati i fondi necessari (secondo una stima prudenziale si tratta di non meno di 40-50milioni di euro per ogni mese e se è vero che si tratta di pagare novembre e dicembre si arriva facilmente a 100milioni).
    Il commissario Cottarelli, intanto, ha già fatto capire che la revisione della spesa dovrà riguardare tutti, scuola compresa e non è detto che gli 80-100milioni risparmiati con una nuova operazione di dimensionamento delle scuole possano bastare. Il fatto è che a questo punto non ci sono più molte voci sulle quali intervenire: qualcosa si potrebbe risparmiare ancora rivedendo le regole per gli esoneri dei docenti collaboratori del dirigente scolastico ma il risparmio decisivo può arrivare da una sola operazione: tagliare di un anno l’intero percorso scolastico, con un conseguente taglio di 50mila cattedre e quindi con un risparmio sicuro di un paio di miliardi di euro, magari distribuito su 2-3 anni. A quel punto, forse, potrebbero saltare fuori anche un po’ di spiccioli per il rinnovo del contratto, ma il prezzo politico che il partito del Ministro dovrebbe pagare sarebbe certamente altissimo.
     
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    Spending review. CISL: non si può raschiare il fondo di un barile che non c'è più. Ridurre spesa senza tagliare




    di Eleonora Fortunato - La manovra correttiva di fine anno si prospetta austera, come anticipato dalla nostra redazione, anche per la scuola, che pare sia chiamata a contribuire. Abbiamo chiesto un commento al segretario Cisl Scuola Francesco Scrima, che ha ribadito: “La spesa pubblica va razionalizzata”.

    Che cosa pensa la Cisl di questa spending review, cos’altro si può chiedere alla scuola?

    “E’ bene per prima cosa precisare che non siamo contro la manovra correttiva se lo scopo è quello di razionalizzare le risorse. Il nostro Paese ha bisogno di studiare per capire dove si annidano gli sprechi. Ma non saremo d’accordo sui tagli orizzontali e indiscriminati, che finora non hanno prodotto che pessimi risultati. Il comparto scuola nel triennio 2008-2011 è stato impoverito di oltre 130.000 posti di lavoro, col rischio di mettere fortemente a rischio la sua capacità di rispondere ai bisogni educativi e formativi della società. Non si può raschiare il fondo del barile se il barile è sparito”.

    Allora su quali sprechi si dovrebbe incidere per produrre un risparmio? Si può davvero ridurre la spesa senza tagliare?

    me ho scritto di recente, sono molti i settori del pubblico impiego che necessiterebbero si un’attenta revisione. Mi soffermo adesso soltanto su quello delle consulenze: lo Stato spende 1 miliardo e 424 milioni di euro per pagare gli onorari di figure esterne che svolgono compiti e mansioni che teoricamente potrebbero essere svolti dai dirigenti e dai funzionari interni. Bisognerebbe scegliere una volta per tutte: o gli uni gli altri! Ma l’intera articolazione istituzionale andrebbe rivista, fermo restando che un paese civile moderno si distingue da un paese medievale per la qualità dei servizi pubblici che riesce a erogare. Sono i servizi pubblici che permettono alle persone di conoscere e quindi di esercitare i diritti di cittadinanza”.

    Tornando alla scuola, qualcuno potrebbe obiettare che nonostante i tagli i risultati degli apprendimenti, stando all’ultimo rapporto Ocse-Pisa, non sono peggiori rispetto al 2009…

    “La questione non può essere posta in questi termini, anche perché sappiamo che ci sono aree nel nostro Paese i cui dati descrivono una situazione di assoluta emergenza. È azzardato esprimere giudizi e spingersi in ragionamenti di questo tipo”.

    Quali saranno le richieste dei sindacati rappresentativi nella prossima stagione contrattuale? Si parlerà o no di equiparazione dei salari dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei?

    “Richiediamo l’apertura del contratto non solo per la parte normativa, come vorrebbe la controparte, ma anche per quella economica. Sicuramente la Cisl ha dato una valutazione positiva dell’ultimo atto normativo licenziato dal ministro Carrozza, l’ex decreto 104, che prospetta un piano triennale di stabilizzazioni a nostro avviso soddisfacente. Il nostro prossimo obiettivo sarà la riduzione del differenziale tra gli stipendi del personale italiano rispetto a quello europeo. Ipotesi che millantassero aumenti salariali consistenti sarebbero soltanto demagogiche”.

    Cosa pensa della Costituente lanciata dal Ministro?

    “Che ben venga la Costituente, ma la domanda deve essere una soltanto: che cosa vuole questo Paese da questa Scuola e che cosa vuole fare questo Paese per questa Scuola”.
     
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    Spending Rewiev. Troppi insegnanti di sostegno, sarà rivista modalità di assegnazione dei docenti. Salve le 29mila immissioni in ruolo


    di Eleonora Fortunato – Intervista a Daniele Checchi, a capo del gruppo di lavoro al MIUR per la Spending Review. Mentre in quasi tutte le Università partono i tirocini per le abilitazioni al sostegno, Checchi, coordinatore del comitato del Miur per la spending review, avverte: “Non possiamo continuare ad assumere docenti di sostegno ai ritmi degli ultimi anni”. E poi sul costo standard dell’istruzione: “Bisogna mettersi d’accordo: la scuola deve produrre titoli o competenze?”

    Nessun rischio per le 29.000 assunzioni pianificate per il prossimo triennio, ma occhio lungo sul ‘meccanismo perverso’ di attribuzione delle ore da parte delle Asl. Criteri troppo diversificati da regione a regione.

    Col Sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria avevamo salutato l’anno scolastico in corso come quello della rivoluzione ICF (International Classification of Functioning), delle linee guida per l’inclusione degli alunni con disabilità, della nuova infornata di docenti abilitati per il sostegno (dopo le feste test di ammissione ai corsi di Tfa un po’ in tutti gli Atenei), ma in realtà dalla Commissione per la spending review potrebbe arrivarne un’altra e ben diversa di linea guida, improntata a quella che in gergo si chiama ‘razionalizzazione’.

    E già, pare che nel nostro Paese possa non esserci poi tutto questo gran bisogno di figure specializzate nell’inclusione degli alunni con handicap: la priorità adesso è studiare a fondo il meccanismo della loro certificazione e, di conseguenza, dell’assegnazione delle ore di sostegno per moderare un trend di assunzioni ‘anomalo’. La pensa così Daniele Checchi, professore ordinario di economia politica all’Università degli studi di Milano noto per i suoi importanti contributi all’economia dell’istruzione e nominato dal ministro Carrozza come coordinatore del comitato interno al Miur per la spending review.

    Gli abbiamo rivolto qualche domanda per sapere che aria tira nel gruppo, a che punto sono i lavori “per il miglioramento dell’efficacia gestionale e la riorganizzazione della spesa”, se i temi che hanno riscaldato l’autunno 2013 della scuola in qualche modo rientreranno anche nell’agenda del risparmio dei prossimi mesi.

    Professore, la commissione si è insediata da ormai due mesi, è già stata redatta una prima relazione?

    “No, finora abbiamo avuto solo audizioni con i funzionari del ministero dell’Istruzione, un vero e proprio documento formale verrà redatto e portato a conoscenza dell’opinione pubblica solo alla fine dei lavori”.

    Che cosa è emerso, dunque, da questi primi incontri?

    “Finora abbiamo per lo più acquisito informazioni statistiche, il nostro scopo è verificare se ci sono margini di recupero di efficienza nel comparto scuola, come indicato anche nel documento pubblico del decreto di nomina della commissione”.

    Ci sono questi margini?

    “Ci sono i margini, ma non è così facile incidere su di essi perché una parte della spesa per l’istruzione grava sul governo centrale, ma un’altra parte consistente è di competenza degli Enti Locali, cioè le Regioni, le Province, i Comuni. Si tratta di un tema aperto che non ha ancora trovato una soluzione adeguata. Se, per esempio, prevalesse la linea politica dell’abolizione delle Province, attualmente responsabili della manutenzione e della sicurezza degli edifici che ospitano le scuole secondarie di secondo grado, non è ben chiaro a quale struttura potrebbero passare queste competenze. I canali possibili sono due, o le Regioni o i Comuni, cui competono già gli edifici del primo ciclo. Il problema sarà, appunto, capire come indirizzare e ripartire le risorse”.

    Per quanto riguarda invece il sostegno, pensa che la spending review possa incidere sulle 29.000 assunzioni pianificate dal Miur nei prossimi tre anni?

    “No, non ci sarà nessuna incidenza sulle assunzioni, il problema vero è capire come gestire meglio di come si sia fatto finora il trend crescente dei docenti di sostegno in Italia. Parliamo di un corpo di docenti molto significativo, 100.000 su 700.000 insegnanti totali. Il loro numero non può continuare a crescere al ritmo esponenziale con cui è cresciuto in questi ultimi anni. C’è un problema di gestione di queste risorse e il primo passo da compiere è l’analisi del fabbisogno reale che se ne ha”.

    Eppure l’attenzione ai bisogni speciali degli studenti è un fiore all’occhiello del sistema di istruzione italiano, prenderlo di mira adesso come una voce in qualche modo ‘passiva’ che conseguenze potrebbe produrre?

    “Noi ci concentreremo soprattutto sulla modalità di assegnazione dei docenti di sostegno, che mi sento di definire come un meccanismo perverso: sono le Asl che decretano il numero di ore di affiancamento di cui gli allievi hanno bisogno, ma abbiamo riscontrato che questi criteri di assegnazione variano molto da regione a regione, non si spiegherebbe altrimenti la differenza numerica a volte molto significativa tra un territorio e l’altro. Insomma, occorre ripensare in maniera diversa l’attribuzione di queste ore”.

    Questo potrebbe facilmente tradursi in nuovi tagli lineari…

    “Non è questo l’obiettivo. Ci interessa studiare a fondo i criteri con cui vengono ripartite le risorse e per fare questo bisogna innanzitutto accordarsi sulla definizione del costo standard dell’istruzione, domandandosi se il livello del servizio si misura per alunno o per unità di apprendimento”.

    Può essere più chiaro?

    “Dobbiamo finalmente decidere che cosa deve produrre la scuola: titoli di studio o competenze? Solo dopo questo primo passo cruciale forse si sarà in grado di creare un risparmio significativo. Rientra nella definizione del costo standard anche il numero di alunni per classe”.

    In Italia si parla già di sovraffollamento delle classi… pensa che possa esserci un ulteriore aggravio da questo punto di vista?

    “Credo proprio di no, la linea del ministro Carrozza è stata chiara: la scuola negli ultimi anni è già stata pesantemente colpita dai tagli e l’obiettivo adesso non è quello di incidere per deprivarla ancora, ma migliorare la sua efficienza”.

    Se si parla di efficienza in questo momento viene naturale legarla al tema della valutazione, in particolare quella degli insegnanti: anche questo argomento sarà sotto la lente di ingrandimento della Commissione?

    “Direi di no”.

    La sperimentazione del liceo a quattro anni può produrre invece certamente un risparmio significativo, è fin troppo facile fare due conti. Lei come la giudica?

    “Mi sento favorevole se l’obiettivo è quello di far uscire i giovani dal sistema di istruzione un anno prima di quanto avvenga adesso, rivedendo però contestualmente anche il meccanismo di certificazione finale delle competenze. Accorciare il percorso di un anno senza inserire questo intervento in una riforma più organica e strutturale non penso possa portare a risultati efficaci per il nostro sistema di istruzione”.
     
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    Spending review, quando i risparmi se ne vanno in fumo



    da ItaliaOggi

    Spending review, quando i risparmi se ne vanno in fumo
    5,8 milioni di affitto per 40 mila metri di sede e 400 dipendenti
    Alessandra Ricciardi

    Circa 40 mila metri quadrati di uffici in affitto per 400 dipendenti. Si parla di 100 mq a disposizione per ogni impiegato. Anche se dal conto andrebbero sottratti gli spazi per convegni e riunioni, si tratta di uno spreco notevole. Non stupisce dunque che la sede del ministero dell’istruzione, università e ricerca di piazzale Kennedy, a Roma, sia finita già ai tempi del rapporto del ministro Piero Giarda nel mirino della spending review.
    L’ex ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, aveva disposto la dismissione del contratto di locazione, con il trasferimento dei dipendenti in larga misura nell’immobile demaniale di via Carcani. Con una riduzione dei costi di 7,5 milioni di euro l’anno che doveva scattare proprio dal 2014. E invece niente da fare. I lavori di adeguamento e messa a norma dell’immobile, appaltati a novembre 2012, non sono stati ultimati come da cronoprogramma. Anche questa una storia che non fa più notizia. E così l’affitto della sede di piazzale Kennedy, per il quale nel 2013 sono stati sborsati 5,8 milioni di euro (i pagamenti vengono effettuati alla società IDeA FIMIT sgr, che ha la gestione del Fondo “Ippocrate”, proprietario dell’immobile), è stato prorogato dal decreto Milleproroghe fino al prossimo giungo 2014. E si tratta comunque di un prezzo scontato: meno dei 7,5 milioni di euro previsti da contratto, grazie alla norma della Spending che consente una rinegoziazione dei contratti di locazione da parte delle pubbliche amministrazioni. Un tassello che al momento non è andato al suo posto nel più ampio quadro della spending review dell’Istruzione. Un comitato di esperti è stato chiamato a indicare le nuove, possibili voci di taglio alla spesa.
     
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    L’ammissione del Ministro: i soldi sono finiti, non rimane che la spending review interna


    di A.G.
    22/01/2014
    Carrozza: per gli scatti il Miur non ha margini di manovra per distrarre fondi e dunque per procedere dobbiamo prelevare dal Mof. Lo dico perché spesso ci si sente richiedere nuovi investimenti, ma siamo ai limiti di possibilità di spesa. Un messaggio indirizzato anche i sindacati, in vista del rinnovo contrattuale.
    Il Ministro aveva promesso di illustrare la situazione economica della scuola con chiarezza. Ed è stato di parola. Mandando chiari segnali di allarme non solo ai cittadini, ma anche ai sindacati e a chi li governa. Il responsabile del Miur, Maria Chiara Carrozza, durante l'audizione in commissione Istruzione al Senato in cui ha ripercorso le tappe della vicenda degli scatti di anzianità del personale della scuola, ha tenuto a ribadire che al momento siamo ai limiti di possibilità di spesa. E che quindi non c’è alcuna possibilità, oltre quella di “rosicchiare” ulteriormente il Mof, di reperire altri fondi. Né per gli scatti stipendiali automatici del personale, né per altre esigenze così onerose.
    Il pagamento degli scatti di anzianità, ha sottolineato Carrozza, "comporta l'utilizzo di ingenti risorse" e il ministero dell'Istruzione "non dispone di risorse libere". "Il ministero - ha aggiunto - non ha margini di manovra per distrarre fondi e dunque per procedere dobbiamo prelevare dal Mof (il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa). Lo dico perché spesso ci si sente richiedere nuovi investimenti ma noi siamo ai limiti di possibilità di spesa. Avremo dei risultati sull'analisi della spesa se si proseguirà - ha concluso il Ministro - nell'attività interna di spending review". Che per gli addetti ai lavori suona come un avvertimento (qualcuno direbbe una minaccia) in vista del rinnovo contrattuale: per il futuro gli aumenti in busta paga andranno concessi solo ai meritevoli. Del resto, la riforma Brunetta, con la Legge 150 del 2009, ha preparato il terreno: si tratta ora solo di trovare l’accordo con i sindacati. Un passaggio che non è proprio una formalità.
     
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    La spending review colpisce anche l'apparato del Miur


    di R.P.
    01/02/2014
    Cancellati 3 uffici di direzioni generali e 4 Uffici scolastici regionali (Molise, Friuli, Umbria e Basilicata). Organici ridimensionati di più di mille unità. Tagli anche ai posti di dirigenti di II fascia
    Questa volta la spending review tocca anche gli uffici centrali e regionali del Ministero dell’Istruzione.
    Nella mattinata del 31 gennaio, infatti, il Governo ha approvato lo schema di regolamento sulla organizzazione del Miur che riduce in modo significativo le dotazioni organiche.
    Le direzioni generali passano da 34 a 27 e comportano quindi una riduzione di 7 posti di dirigente di I fascia. L’operazione riguarda non solo gli uffici romani ma anche gli Uffici scolatici regionali con una popolazione studentesca inferiore a n. 150.000 unità, e cioè l’Ufficio scolastico regionale per il Molise (42mila studenti), l'USR per la Basilicata (84mila studenti), l'USR per l’Umbria (119mila studenti), l'USR per il Friuli-Venezia Giulia (145mila).
    Anche la dotazione organica degli uffici dirigenziali di livello non generale subirà un taglio passando da 544 a 413 posti – di cui 191 dirigenti tecnici e 222 dirigenti amministrativi – con una contrazione di 131 uffici.
    Sono infine più di mille i posti tagliati sul restante organico che passerà dagli attuali 7.034 posti a 5.978 unità consentendo un risparmio di circa 35mila euro.
    A conti fatto l’intera dotazione organica complessiva del personale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sarà pari a 6.418 unità così ripartite:
    • 27 dirigenti di I fascia
    • 413 dirigenti di II fascia
    • 2.490 unità di Area III
    • 3.144 unità di Area II
    • 344 unità di Area I
     
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    I tagli? La percentuale più alta intacca la scuola


    di P.A.
    17/02/2014
    Il 31% del personale del pubblico impiego (su 3,23 milioni di dipendenti, oltre un milione lavora a vario titolo per la scuola) è utilizzato come insegnante o personale tecnico-amministrativo. Lo scrive il Mef-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato
    Normale, scrive Il Sole 24 Ore, che in tempi di spending review quello della scuola sia uno dei comparti più sottoposti a possibili tagli alla spesa, anche se, dopo i tagli del triennio gelminiano, 2008-2011, la scuola abbia già abbondantemente dato.
    Il personale della scuola e dell’università è sceso rispettivamente del 10,9 e del 9,4%, quasi del doppio rispetto alla media del pubblico impiego (-5,6%) e ancor più rispetto a settori come Ssn (-1,3%) o forze armate (-2,3%).
    A fronte di una stazionarietà della popolazione scolastica iscritta alla scuola statale, nel quinquennio 2007/08-2012/13 gli insegnanti sono diminuiti di nove punti percentuali (da 843mila a 766mila unità), ma il cui numero complessivo rimane in ogni caso fra i più "nutriti" a livello mondiale, almeno per quanto riguarda il rapporto studenti/insegnanti: l'Italia (fonte: Education at a Glance, 2013) è sotto i livelli Ocse (e ancora più lontana rispetto a Paesi come Germania, Francia o Inghilterra) sia per quanto riguarda la scuola elementare (11,7 studenti per docente contro una media di 15,4) sia relativamente a medie (11,5 contro 13,3) e superiori. Eccetto quella dell'infanzia (+1%), tagli del 10% hanno colpito indistintamente ogni ordine di scuola, penalizzando più i contratti a tempo determinato (-25%) che quelli a tempo indeterminato (-6%). Si è scelto, cioè, di far pesare i tagli sulle giovani leve. Una decisione che rischia di avere conseguenze negative nel lungo periodo: secondo recenti dati Ocse, ad avere più di 50 anni è il 47,6% dei docenti della scuola primaria, il 61% di quella secondaria inferiore e il 62,5% di quella superiore.
    Una presunta razionalizzazione che però non ha comportato una maggiore efficienza del sistema scolastico, mentre i tagli non hanno portato a un miglioramento di produttività e di efficienza del sistema, come dimostrano gli ultimi dati Ocse-Pisa sull'apprendimento dei ragazzi: l'Italia fatica a rimuovere le criticità che zavorrano il sistema.
    Una di queste zavorre, dice Gavosto, riguarda il sistema nazionale di valutazione, che continua a restare solo sulla carta.
     
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    Che fina ha fatto la spending review di Cottarelli?


    di P.A.
    09/03/2014
    Dov’è finita la spending review di Carlo Cottarelli? Venuto da Washington, aveva promesso di fornire “entro il mese di febbraio” le conclusioni. Ma dov’è? Per Linkiesta.it tuttavia lui saprebbe già cosa fare, dove tagliare e dove riformare ed è pronto ad andare anche più in là: tagliare, tagliare, tagliare
    Auto blu, spese per beni e servizi, vera fonte di sprechi, e poi pasticci e clientelismo, mentre la questione chiave resterebbe il pubblico impiego, la sua mobilità da trasformare in obbligatoria e anche il loro numero, visto che, nonostante la riduzione di duecentomila unità, gli impiegati sono ancora tre milioni e 200 mila. È necessario dunque affrontare la questione più spinosa: il perimetro stesso della spesa e dei servizi pubblici.
    Una cosa è certa, sottolinea Linkiesta: dopo la strigliata di Olli Rehn e della commissione Ue, non c’è tempo da perdere: per ridurre il rapporto tra debito e prodotto lordo, bisogna agire sia sul numeratore sia sul denominatore, quindi tagliare, tagliare e tagliare ancora la spesa pubblica per rilanciare la domanda interna. Altrimenti il governo sarà costretto a una stangata.
    La spending review, insomma, non basterà, nonostante non si sappia che cosa abbia combinato questa schiera di saggi che s’arrovella ormai da ben sei mesi sul che fare?

    tecnica della scuola
     
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    Spending review. Cottarelli rassicura, "nessun taglio a istruzione e cultura"




    Pronto il piano di revisione della spesa elaborato da Cottarelli, ex del Fondo monetario internazionale, chiamato da Letta e Saccomanni come commissario straordinario.

    Cottarelli ieri ha presentato le sue proposte per la revisione della spesa al Comitato interministeriale. Ma ha rassicurato, dichiarandolo in un'audizione al Senato: ''Non ci sono margini per risparmiare su istruzione e cultura''.

    ''In termini di risparmi effettivi, negli ultimi 8 mesi dell'anno, si potranno avere 3 miliardi se si faranno le cose giuste'', ha specificato.

    Nel 2015 i risparmi dalla spending review potrebbero arrivare a 18 miliardi di euro, mentre nel 2016 si potrebbero toccare i 36 miliardi. Lo afferma il commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli, nell'audizione in commissione Bilancio del Senato.

    Ma saranno escluse scuola e cultura. "Nella mia proposta non c'è alcuna riduzione per l'istruzione e la cultura "

    Vedremo cosa prevede il testo quando sarà reso noto.

    Tra i tagli che da effettuare è stato anticipato:

    riduzione della spesa per immobili (2 miliardi circa)
    taglio alle pensioni d'oro
    eliminazione del Cnel e altri enti pubblici
    stop ai ricoveri inappropriati
    tagli alle auto blu: una per ogni Ministro e 5 per ogni singolo dicastero
    tagli alle sedi Rai, la quale "potrebbe benissimo coprire l’informazione regionale senza avere sedi"

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