RIDUZIONE DEGLI ANNI DELLE SUPERIORI

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    Seminario di studio alla Camera: “Diplomarsi a 18 anni”


    di P.A.
    24/01/2014
    Alla Camera dei Deputati, organizzato da Milena Santerini del gruppo “Scelta civica”, diversi esperti di scuola illustreranno ai politici il loro punto di vista su due macro-temi: “la scuola secondaria ponte per il futuro” e “uscire da scuola a 18 anni”
    Interverranno Mario G. Dutto (CeRiForm Università Cattolica), Andrea Gavosto (Fondazione Agnelli), Luisa Ribolzi (Università di Genova), Claudio Gentili (Direttore Educational Confindustria), Orazio Niceforo (Tuttoscuola), Paolo Mazzoli (dirigente scolastico, Roma), Paolo Ferrantini (dirigente scolastico, Bologhna), Pietro Bosello (dirigente scolastico, Varese). Lo comunica Vita.it
    «Il seminario di studi “Diplomarsi con successo a 18 anni” nasce dal desiderio di far dialogare la politica e la ricerca pedagogica, per innovare la scuola», dice l’onorevole Santerini. «Le grandi riforme di sistema sono complicate, ma dobbiamo trovare dei modi per produrre cambiamento e innovazione».
    La riflessione si articola attorno ad alcuni nodi centrali: «avvicinare scuola superiore e mondo del lavoro, qualificare la scuola, contrastare la dispersione scolastica».
    All’interno dello spazio disegnato da questi paletti si può pensare, perché no anche al taglio di un anno di superiori: «non è qualcosa di negativo perché effettivamente siamo uno dei Paesi in cui i giovani entrano più tardi sul mercato del lavoro, l’esigenza è giusta. Agire sui primi anni, anticipando la scuola, non è corretto per ragioni pedagogiche, infatti le scuole dei paesi migliori cominciano a 7 anni», riflette Santerini.
    Che però precisa: «Non bisogna guardare a quell’anno in meno come un taglio, come un meno. Il tema è come qualificare i quattro anni di scuola superiore, come migliorare l’orientamento, come introdurre didattiche attive».

    Edited by rsustaff - 26/1/2014, 14:34
     
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  2. rsustaff
     
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    Carrozza: non ho preconcetti sulla riduzione di un anno


    di P.A.
    24/01/2014
    Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, intervenendo al seminario “Diplomarsi con successo a 18 anni”, organizzato dalla deputata Milena Santerini, ancora in corso alla Camera
    “Non ho idee preconcette sulla sperimentazione. L’ho avviata e credo possa nascere qualcosa di buono”. La sperimentazione, come è noto, è quella che è stata avvita già presso alcune scuole private e pubbliche. Tuttavia la ministra ritiene che la sperimentazione vada “monitorata attentamente, dobbiamo lavorarci”, ha detto ma ha tenuto a precisare di non essere interessata a “vincere specificatamente la battaglia della riduzione di un anno o della riorganizzazione dei cicli”.
    “Quello che è importante è che la scuola torni a formare la persone consentendo loro di realizzarsi e di trovare il giusto percorso in base alle proprie aspirazioni e attitudini. Perché - ha ribadito - non siamo tutti uguali e la scuola deve formare e valorizzare non solo i lavoratori ma anche i cittadini di domani, nelle loro diversità”.
    Sulla sperimentazione il ministro ritiene si debba anche “confrontarsi con quanto si fa all’estero”.
    Un confronto e una valutazione della sperimentazione che dovranno essere inseriti tra i temi sui quali “la Costituente che stiamo aprendo adesso” dovrà interrogare la società civile, “con l’obiettivo - ha concluso - di migliorare la scuola nell’interesse dei ragazzi”.
    Lo comunica La Stampa
     
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  3. rsustaff
     
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    Superiori quadriennali, si va avanti con la sperimentazione. Carrozza: "il MIUR ha la titolarità" e rimanda decisione finale a costituente




    Si è svolto ieri un incontro tra il Ministero e i sindacati relativamente alla sperimentazione per ridurre di un anno le secondarie.

    Presente anche il Ministro, che ha risposto alle obiezioni dei sindacati circa la sperimentazione in atto riguardante 4 scuole statali e 3 paritarie.

    I sindacati hanno obiettato la segretezza della sperimentazione, la cui divulgazione è avvenuta grazie ad OrizzonteScuola.it con un articolo datato 25 ottobre.

    Punto criticato anche la mancanza del parere del CNPI e la generale assenza di confronto con le organizzazioni sindacali.

    Altra obiezione ha riguardato un altro punto denunciato dalla nostre redazione, cioè una selezione in ingresso degli studenti che parteciperanno alla sperimentazione, puntando sulle eccellenze.

    La Ministra ha messo l'accento sulla grande quantità di richieste di sperimentazione giunte da tutta Italia, sintomo di una esigenza percepibile nel mondo dell'istruzione.

    Ha, inoltre, riaffermato la titolarità del MIUR ad avviare tale sperimentazione, affermando, inoltre, che su questo tema oltre a voler avviare la consultazione aperta, intende fare una riflessione a tutti nel corso della Costituente per la scuola.

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  4. rsustaff
     
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    Riduzione delle superiori a 4 anni, i ds coinvolti dicono che si può
    di A.G.
    24/01/2014
    I dirigenti scolastici che stanno sperimentando il modello hanno elencato alla Camera i lati positivi: più sinergia tra scuola e lavoro, curricula individualizzati e arricchiti, didattiche progettate per competenze trasversali. Non mancano le criticità: dai tempi lunghi per le autorizzazioni dal Miur alle incertezze sull'Esame di Stato, dalla rimodulazione delle discipline e dei contenuti alle resistenze a rompere le rigidità del sistema attuale. Intanto Carrozza sta valutando pro e contro.
    Chi l’ha detto che ridurre le superiori da 5 a 4 anni priverà solo i nostri giovani di 200 giorni di offerta formativa, esponendoli precocemente al contatto con università, specializzazioni post-diploma o università? Chi l'ha detto che dietro non c'è alcun modello pedagogico e solo la ferma intenzione di tagliare decine di migliaia di posti tra docenti e Ata? A sostenere il contrario sono i dirigenti scolastici che hanno preso parte alla sperimentazione, voluta dal Miur, che ha coinvolto sette istituti superiori (quattro paritari e tre statali). Il loro pensiero è emerso anche rispondendo ad un sondaggio presentato il 24 gennaio nel corso del convegno svolto alla Camera “Diplomarsi con successo a 18 anni”, promosso da Milena Santerini (Per l'Italia).
    Scorrendo i fattori di forza della sperimentazione, i ds hanno indicato il maggiore collegamento tra scuola e mondo del lavoro, la presenza di docenti motivati e competenti, di curricula individualizzati, differenziati e arricchiti. Oltre che di didattiche progettate per competenze trasversali.
    Dal sondaggio, realizzato da Pietro Bosello, anche lui dirigente scolastico, oltre che ricercatore dell'università Cattolica, sono emersi anche altri fattori considerati come valore aggiunto alla riduzione annuale delle superiori:l'aumento delle ore di lezione settimanali, la possibilità di decidere dopo il primo biennio l'indirizzo di uscita, lo stretto raccordo con le scuole di provenienza.
    Non sono mancate, comunque, le criticità. Ad iniziare dai tempi lunghi per ottenere dal ministero dell’Istruzione le autorizzazioni, l'incertezza sulla forma dell'Esame di Stato, le modalità di rimodulazione delle discipline e dei contenuti, le resistenze a rompere alcune rigidità del sistema attuale.
    Occorre, ha concluso Santerini, ''ripensare il sistema scolastico secondario di secondo grado'' con l'obiettivo ''di potenziare i sistemi di orientamento per la scuola secondaria di secondo grado e per la scelta lavorativa o universitaria, diminuire di un anno il secondo ciclo di istruzione e aumentare la sinergia tra scuola e mondo del lavoro''.
    ''Non si tratta di concentrare la programmazione in quattro anni - ha tenuto a precisare Giuseppe Colosio, del collegio ‘San Carlo’ di Milano, che ha avviato la sperimentazione con cinque classi - ma di ottimizzare il percorso di studi centrando la didattica sull'alunno. In questo modo si dà più attenzione agli studenti più deboli e più libertà di approfondimento agli altri''. Questa sperimentazione, ha aggiunto, non riduce il numero degli insegnanti, ma consente di impiegarli in modo completo per la diversificazione della didattica. Senza innovazione c'è il rischio di perdere gli studenti eccellenti, che potrebbero preferire lo studio all'estero''.
    Un plauso anche alla modalità di valutazione, che è ''ben scandita - ha concluso il ds - le lezioni sono piene, non sono interrotte da interrogazioni o verifiche fino alla fine di un modulo''.
    Resta da capire, però, se un impianto di questo genere possa essere adottato da tutte le scuole superiori. In particolare, quelle collocate in realtà socio-economico-culturali particolarmente difficili. Qualche dubbio, dopo i consensi iniziali, è sorto anche nel ministro Carrozza. Che, invitato al convegno, ha detto di non avere preconcetti sul modello. Decisivo, a tal proposito, potrebbe essere il giudizio del “popolo” derivante dalla Costituente della Scuola. Il responsabile del Miur ha poi aggiunto: “non mi interessa vincere o combattere sulla durata o sull'organizzazione dei cicli, la scuola deve tornare a essere uno strumento per far realizzare la persona. Dobbiamo reintrodurre il concetto di aspirazione e di libertà di realizzare l'aspirazione, anche – ha concluso il Ministro - con percorsi diversi per gli studenti perché sono persone diverse”.
     
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  5. rsustaff
     
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    La Flc ricorre al Tar contro la sperimentazione per ridurre un anno


    di Pasquale Almirante
    25/01/2014
    Ricorre al Tar il sindacato Flc-Cgil contro la sperimentazione, avviata già in alcune scuole pubbliche e private, della riduzione di un anno alle superiori, impugnando i decreti autorizzativi del Miur. Sperimentazione illegittima e carente sul piano organizzativo e didattico
    Per cominciare la Flc ha chiesto pure un incontro urgente alla ministra, che fra l’altro si è pure espressa favorevolmente per consentire ai ragazzi di diplomarsi a 18 anni, e poi ha notificato al Tar Lazio il ricorso contro i decreti ministeriali che autorizzano un gruppo di scuole secondarie statali a sperimentare a partire dall'a.s. 2014/15 la riduzione del percorso di studi da cinque a quattro annualità.
    I motivi del ricorso alla giustizia sono per lo più noti ma Flc li ribadisce:
    queste sperimentazioni non sono fondate sul piano metodologico-didattico;
    le procedure sarebbero illegittime, mentre l’operazione si “configura come una mera abbreviazione del corso di studi realizzata al di fuori di un valido progetto formativo e di istruzione in grado di compensare il taglio di un anno”.
    “Inoltre i decreti impugnati risultano in contrasto con le indicazioni previste dal DPR 275/99 in materia di sperimentazione: manca il parere obbligatorio del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e non ci sono, né negli atti impugnati né altrove, i “criteri di corrispondenza” tra quanto sperimentato e l’ordinario corso di studi necessari ad attestare la “piena validità degli studi compiuti dagli alunni”.
    Preoccupato il sindacato di Pantaleo sulle ricadute occupazionali e ordinamentali, ha chiesto di interrompere le sperimentazioni, aprendo invece una fase di ascolto in grado di coinvolgere il mondo della scuola e le sue rappresentanze sindacali, professionali e studentesche.
    Ancora una volta tuttavia si assiste all’infelice fenomeno di affidare alla giustizia amministrativa la soluzione di nodi che invece la politica dovrebbe sciogliere, mentre si percepisce già, ricorso al Tar o meno, quale strada il Miur intende imboccare per tagliare un po’ di personale.
    Sarebbe il caso di discuterne, certamente, ma le posizioni in ogni caso rimarrebbero distanti fra chi perderebbe i posto e chi invece su quei posti intende ricavarne risorse.
     
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    Carrozza: "L’obiettivo non è ridurre i docenti". Gli esiti del seminario alla Camera
    di P.A.
    25/01/2014
    Gli esiti del seminario promosso nei giorni scorsi alla Camera dalla deputata Milena Santerini, Popolari per l’Italia, sul tema: “Diplomarsi con successo a 18 anni”, confermano una certa convergenza ad accorciare di un anno il percorso scolastico. Ma non c’era già l’istituto Magistrale?
    Lo pubblica il Corriere della Sera. Il pensiero della ministra è per lo più noto: “Non ho idee preconcette sulla sperimentazione e non sono neppure interessata a vincere la battaglia della riduzione di un anno o della riorganizzazione dei cicli”; il punto cruciale è “che la scuola torni a formare le persone consentendo loro di realizzarsi e di trovare il giusto percorso in base alle proprie aspirazioni e attitudini”.
    Ma c’è anche un altro nodo assai importante e su cui il confronto non sarà leggero, quello cioè che la riduzione di un anno innescherebbe la conseguente riduzione del numero di insegnanti a tutto beneficio delle casse disastrate ormai del Miur.
    
Dice a questo proposito Milena Santerini, componente della commissione Cultura alla Camera e organizzatrice del seminario: “A noi interessa mettere lo studente al centro. Non dobbiamo cambiare solo per allinearci agli altri Paesi europei ma per sperimentare nuove modalità di formazione e di accompagnamento al mondo del lavoro”. Occorre ripensare tutto il percorso: per esempio, “organizzare l’anno risparmiato come un passaggio ancora formativo ma più specifico, o a metà tra formativo e lavorativo” in vista della scelta universitaria o professionale.
    
Sulla stessa linea Andrea Gavosto, della Fondazione Agnelli, che, scrive il Corriere, si dice «favorevole alla riduzione da 13 a a 12 anni del percorso scolastico ma non perché bisogna “allinearsi” all’Europa e neppure solo con l’obiettivo di risparmiare. Favorevole perché si possa ripensare l’insegnamento, i programmi, i cicli scolastici».
    Gavosto fa riferimento alla sperimentazione attuata con successo in Ontario (Canada), dove a dieci anni di distanza dal liceo a 4 anni, i ragazzi sono meglio formati e più consapevoli delle scelte future. «Il 40 per cento per esempio decide di utilizzare l’ultimo anno di scuola per continuare a studiare e approfondire materie di interesse pensando all’università, oppure per lavorare part time».
    
Mario Dutto, Cattolica di Milano, cita l’esperienza del Galvani di Bologna, e punta «da un lato sulla trasparenza del percorso formativo e dei suoi sbocchi in modo che lo studente sappia che cosa potersi aspettare al termine della scuola, dall’altro sulla possibilità di utilizzare quell’anno per approfondire, creare gruppi di lavoro ad hoc, impegnare i docenti liberati dal percorso classico su micro classi con obiettivi specifici e delineati».
    D’altra parte, come molti ricorderanno, nel vecchio Istituto magistrale, e prima quindi del Liceo psicopedagogico, il percorso di studio durava 4 anni nel corso del quale si studiavano materie impegnative, essendo un sorta di mix tra il liceo scientifico e classico, ma con un orario settimanale di lezione assai più pesante se rapportato ai licei.
    Fra l’altro il diploma consentiva, e ancora se ne avvertono gli strascichi coi Tfa e i Pas, di partecipare ai concorsi per insegnare alle elementari, mentre dava l’accesso alla sola facoltà di Magistero.
    Una sperimentazione dunque già c’è stata, sia in termini di curriculo e sia in termini di risultati conseguiti.
    Ciò che tuttavia è anche bene fare rilevare che con la soppressione dell’Istituto magistrale furono soppressi pure i 4 anni, adeguando così il nuovo liceo psicopedagogico ai 5 anni di tutti gli altri corsi di studio, nella convinzione appunto che il magistrale fosse una anomalia. Oggi sembra invece che il mondo si sia capovolto e che siano stati tutti gli altri istituti “anomali”.
     
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    Superiori di 4 anni/1. Carrozza: non ho preconcetti




    ''Non ho idee preconcette'' sulla riduzione della durata del ciclo di studi di scuola secondaria a quattro anni, ''ho avviato una sperimentazione, che va monitorata attentamente''. La questione sarà trattata ''anche nell'ambito della Costituente che stiamo avviando adesso''. Così il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, intervenuta al seminario promosso questa mattina alla Camera dall’on. Milena Santerini (gruppo ‘Per l’Italia’, membro della commissione Cultura e Istruzione) sul tema ‘Diplomarsi a 18 anni con successo’.

    Per la valutazione della sperimentazione, ha aggiunto il ministro, ''occorre confrontarsi con gli altri paesi europei'' ma soprattutto “ascoltare i diretti interessati”.

    Il ministro si è detta sorpresa favorevolmente dal dibattito che si è sviluppato su questo tema all’interno della scuola, ma ha anche notato che sull’argomento, di rilevante interesse per il futuro dei giovani e del nostro Paese, “gli intellettuali sono fin troppo silenti”. Sarebbe bene invece che si impegnassero in prima persona nella ricostruzione di un orizzonte di speranza per i giovani, anche rimettendo in discussione l’attuale modello di istruzione, troppo distante dai bisogni educativi degli studenti.











    Superiori di 4 anni/2. Si può, ma a certe condizioni




    ‘Diplomarsi a 18 anni con successo’.si può, a giudizio degli esperti intervenuti sul tema in occasione del seminario promosso questa mattina alla Camera dall’on. Milena Santerini.

    Sul punto, con accenti diversi, hanno concordato i tre relatori che hanno preso la parola dopo il ministro, che si è fermata ad ascoltarli per un tempo insolitamente lungo per un esponente del governo. Mario A. Dutto, già direttore generale degli ordinamenti del Miur, ha sostenuto che occorre ridare significato e peso all’esame finale e alle valutazioni interne in tutto il percorso scolastico valorizzando le migliori esperienze in un quadro di maggiore flessibilità. Solo in un quadro di rinnovamento istituzionale complessivo e di forte rimotivazione degli studenti acquista senso la riduzione della durata della scuola da 13 a 12 anni.

    Luisa Ribolzi, sociologa dell’università di Genova e componente dell’Anvur, ha presentato una gamma di possibili soluzioni riguardanti soprattutto l’utilizzo del quinto anno, da porre in relazione alle scelte successive, ma ha giudicato negativamente l’idea che si possa “fare in quattro anni le stesse cose che ora si fanno in cinque” senza ripensare in profondità l’assetto e le finalità della scuola secondaria.

    Favorevole alla riduzione della durata della scuola da 13 a 12 anni si è detto anche Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che ha insistito a sua volta, riprendendo da un diverso punto di vista l’opinione già espressa da Ribolzi, sulla necessità prioritaria di rivedere l’intero curricolo, e non solo quello della scuola secondaria superiore.

    Dopo le relazioni citate sono state presentate, con il coordinamento di Tuttoscuola, alcune interessanti esperienze e testimonianze di cui diamo conto un una news successiva.

    Edited by rsustaff - 26/1/2014, 10:04
     
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  8. rsustaff
     
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    Superiori di 4 anni/3. Parte bene la sperimentazione




    “Adelante, con juicio”, è stato il commento di Milena Santerini, deputato del gruppo ‘Per l’Italia’, a conclusione del seminario ‘Diplomarsi a 18 anni con successo’, da lei promosso questa mattina alla Camera. Ma la citazione manzoniana non deve trarre in inganno perché il personaggio che nei ‘Promessi Sposi’ pronunciava la celebre frase metteva l’accento sul juicio (prudenza) mentre la parlamentare – nota pedagogista assai impegnata sulla frontiera dell’innovazione – è sembrata porlo soprattutto sull’adelante, sull’andare comunque avanti, anche alla luce di quanto emerso dal seminario.

    Nell’ultima parte dell’incontro di questa mattina, dedicato al confronto sulla fattibilità concreta della proposta e all’analisi di alcune esperienze in corso - svoltosi alla presenza anche di un gruppo di studenti e studentesse (una delle quali, Gaia, è intervenuta) - si è notato in effetti da parte di coloro che a vario titolo si occupano della sperimentazione un notevole impegno e grande fiducia nella sua positività e nel suo successo. Tanto che, a quanto risulta a Tuttoscuola (il cui redattore Orazio Niceforo ha coordinato questa parte dell’incontro), il numero delle scuole statali e paritarie che vorrebbero a loro volta avviare la sperimentazione è molto cresciuto nelle ultime settimane.

    Di ciò hanno discusso Paolo Ferratini, esperto di innovazione educativa, già componente del gruppo di lavoro nominato dal ministro Profumo per studiare la riduzione della durata della scuola da 13 a 12 anni, Pietro Bosello, dirigente scolastico dell’IIS ‘Gadda’ di Gallarate, che ha presentato una interessante indagine sulle sei scuole finora coinvolte nella sperimentazione (punti di forza e criticità, fronteggiate però con grande fiducia nel successo dell’iniziativa), Giuseppe Colosio, già direttore generale dell’Usr Lombardia e ora dirigente dell’Istituto ‘San Carlo’ di Milano, dove la sperimentazione è già giunta al secondo anno con un elevato indice di gradimento da parte di tutte le componenti, e Paolo Mazzoli, capo della segreteria del sottosegretario Marco Rossi Doria, che ha parlato delle molte cose veramente innovative che si potrebbero fare (dalla personalizzazione dei curricoli alla lotta alla dispersione), nell’ipotesi che si ‘liberasse’ un quinto dei docenti di scuola secondaria superiore con la riduzione della sua durata a quattro anni.
     
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    Aprea: se fossi ministro, superiori fino a 18 anni




    "Se fossi il ministro per l' istruzione, farei terminare i percorsi a 18 anni e non a 19 come avviene oggi. In un momento di grave crisi dell'occupazione giovanile, consentire ai ragazzi di anticipare il momento del probabile ingresso nel mondo del lavoro potrebbe migliorare la loro competitività in un sistema sempre più globalizzato".

    Lo ha detto l'assessore all'istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Valentina Aprea, intervenendo alla Tavola rotonda 'Dalla scuola al lavoro: esempi virtuosi e ostacoli da rimuovere' organizzata nell'ambito della presentazione della ricerca condotta da Mc Kinsey& Company "Studio ergo Lavoro", secondo la quale le cause della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) sono solo in parte riconducibili alla recente crisi economica.

    DAL DIRITTO ALLO STUDIO AL DIRITTO AL LAVORO - "Nel secolo scorso il nostro Paese - ha proseguito Aprea - ha fatto leggi per il diritto allo studio. Oggi dobbiamo occuparci del diritto al lavoro: la transizione dal mondo educativo al mondo del lavoro si sintetizza nello slogan di Regione Lombardia 'studiare in azienda, trovare lavoro a scuola'. Sul tema formazione stiamo agendo con le reti orizzontali, mettendo a sistema i Poli Tecnico Professionali, l' alternanza scuola - lavoro, il progetto Fixo, con Italia Lavoro e il Ministero del Lavoro che agevola la creazione di uffici di placement nella scuola secondaria superiore e investendo sui corsi regionali di istruzione e formazione professionale. A queste, si affiancano le filiere verticali, percorsi di istruzione tecnica superiore (Its e Ifts) che consentono agli studenti, dopo il conseguimento del diploma negli istituti tecnici, di frequentare corsi altamente specializzati in cui alternano la didattica tradizionale ai laboratori e alla pratica in azienda".

    DIVERSIFICARE ESPERIENZE PER PORTFOLIO FORMATIVO - "Un ragazzo di sedici anni - ha spiegato l'assessore regionale - deve cominciare a curare il proprio portfolio formativo con esperienze che ne certifichino le competenze che man mano va acquisendo. A quell'età, insomma, non deve trovare un lavoro ma deve sapersi dotare di conoscenze e competenze che gli consentiranno di misurare le proprie attitudini e vocazioni e perfezionare 'on the job' le conoscenze acquisite a scuola. Non si può arrivare a 25 anni con una laurea o un master o una laurea magistrale e mettersi alla ricerca di un'occupazione stabilendo così tardi un contatto con il sistema produttivo. E, a quell'età e con quel curriculum, non possiamo certo offrire un tirocinio".

    GENERAZIONE WEB - "Oggi è determinante possedere competenze digitali - ha aggiunto Aprea - e il programma Generazione web, rifinanziato quest'anno con altri 8 milioni di euro da Regione Lombardia, ha avuto un grande successo: al punto che stiamo pensando di creare le condizioni per uscire con un nuovo bando. La Lombardia è la prima regione d'Italia ad avere introdotto in forma così diffusa la didattica digitale nelle scuole senza limitarsi al solo acquisto di tablet e di tecnologie informatiche. Le competenze digitali devono essere trasversali e garantite a tutti: essere nativi digitali non basta. I nostri ragazzi devono andare a scuola di futuro nel corso dei 13 anni dell'obbligo, sperimentare nuove forme di didattica che rimotivano gli rendendoli più attivi e interattivi e più connessi tra loro". Ai lavori sono intervenuti anche i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini e dell'Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza.
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    Quando iniziare ad andare a scuola?


    di P.A.
    17/02/2014
    A cinque, a sei o addirittura a sette anni, come in Finlandia? Il Corriere riporta il dibattito che è in corso in Gran Bretagna dove l’obbligo inizia a cinque anni, ma con gli anticipi si arriva anche a 4
    E così, scrive sempre il Corriere, oltre 130 esperti hanno scritto al Governo per chiedere l’inizio a sette anni, come accade in Svezia e Finlandia, dove i risultati scolastici e accademici sono mediamente ottimi e dove tutte le indagini mostrano un elevato livello di benessere psicologico fra i bambini.
    In effetti, uno studio ha dimostrato che alla fine delle elementari i voti di chi ha iniziato l’insegnamento formale molto presto sono peggiori rispetto a quelli dei bimbi a cui è stato consentito di giocare più a lungo. Il gioco infatti, secondo studi comparati, è una modalità scelta dall’evoluzione per aiutare gli umani a imparare meglio e ad «allenarsi» a risolvere i problemi.
    «Nel gioco i bimbi spesso fingono che un oggetto sia qualcos’altro: una capacità esclusivamente umana fondamentale per il linguaggio, il disegno e tutte le attività di comunicazione a base di simboli. Un apprendimento attraverso il gioco facilita perciò lo sviluppo di capacità fonologiche e linguistiche», spiegano gli esperti.
    Il gioco insomma «allena» alla vita vera ed è perciò un momento fondamentale per lo sviluppo emotivo e intellettivo dei bambini, un passaggio indispensabile prima di arrivare sui banchi.
    Inoltre una ricerca inglese del 2004 su 3000 bimbi ha dimostrato che estendere il periodo di scuola materna basata sul gioco migliora i risultati e il benessere degli studenti durante tutto il ciclo della scuola primaria; un’indagine svolta in Nuova Zelanda ha sottolineato che iniziare a studiare a cinque anni fa sì che poi, a undici anni, il bimbo sia meno interessato alla lettura e addirittura meno in grado di comprendere i testi scritti rispetto a coetanei andati alle elementari a sette anni.
    Infine, uno studio su quindicenni di 55 Paesi ha confermato che iniziare troppo presto non ha alcun effetto sui risultati scolastici nel lungo periodo, mentre alcuni avanzano perfino l’ipotesi che l’abbandono troppo precoce del gioco libero possa contribuire ad aumentare lo stress e i problemi mentali in bambini e ragazzi.
     
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  11. rsustaff
     
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    Nei licei quadriennali si taglia la Filosofia. Il piano segreto del MIUR per cancellare la materia da scuola e Università




    Mentre il mondo della scuola è alle prese con l'eliminazione di materie come la Storia dell'arte da molti istituti superiori, ecco spuntare un nuovo "piano segreto", smascherato da un articolo del quotidiano Repubblica.it

    Si tratta del graduale e nascosto progetto di eliminare la filosofia dalla scuola e dall'Università. Terreno di prova, secondo roberto Esposito, autore dell'articolo, sarebbe la sperimentazione dei licei quadriennali che hanno visto abbreviare il corso di studi a scapito dell'insegnamento della filosofia che viene insegnata solo in due dei quattro anni.

    Ma, come se non bastasse, il progetto starebbe investendo anche le Università, con la graduale eliminazione dalle "tabelle disciplinari di vari corsi di laurea, come quelli di Pedagogia e di Scienze dell'Educazione, con la singolare motivazione che si tratta di una disciplina troppo specialistica."

    Dunque, dice Esposito, si elimina dove si educano gli educatori.

    Attacco al sapere umanistico? Eliminazione dello spirito critico? tentativo di indebolimento dell'eliminazione del diversi rispetto a quanto ci appare agli occhi?

    Domande che l'autore dell'articolo lascia in sospeso, con l'intento di far riflettere.

    Liceo quadriennale. Si sperimenta su studenti eccellenti e in classi da 25 alunni. Vi piace vincere facile!
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    Giannini conferma la linea shock: sì ai licei in quattro anni e automatismi di stipendio da superare


    di A.G.
    23/02/2014
    Il neoministro insiste con la linea innovatrice: i soldi sono necessari per la scuola pubblica e quella paritetica, che non lascerò indietro, ma il modello scatti d'anzianità va rivisitato con coraggio. E ancora: gli automatismi di stipendio sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato. Non su tutti i punti c'è sintonia con la gestione Carrozza: la consultazione sulla scuola mi lascia scettica. E pure il meccanismo dei quiz' per l'accesso a Medicina.
    Le prime impressioni sul nuovo Ministro erano fondate: ''sì ai licei in quattro anni'', mentre ''la consultazione sulla scuola mi lascia scettica'. I soldi sono necessari per la scuola pubblica e quella paritetica, che non lascerò indietro, ma il modello scatti d'anzianità va rivisitato con coraggio. Gli automatismi di stipendio sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato'', sottolinea proponendo ''premi a chi si impegna, chi si aggiorna, chi studia''. È questa la linea che seguirà Stefania Giannini, neoministro dell'Istruzione, intervistata il 23 febbraio da Repubblica, Messaggero, Mattino e Avvenire.
    ''Studierò. Come una secchiona", tiene a dire il responsabile del Miur. "Intendo la macchina, che è da adeguare. Un Paese non può spendere 275 miliardi in pensioni e 53 in istruzione. Si tratta di considerare le spese in questo settore non come costi, ma come investimenti. Abbiamo davanti un settennato europeo con 100 miliardi per investimenti infrastrutturali e 80 miliardi per la ricerca. Per vincere bandi europei, però, ci vuole una mentalità che l'Italia ancora non possiede'', sottolinea l'esponente di Scelta Civica.
    Che intende investire su ''valutazione e autonomia delle scuole, sul serio. Le scuole devono diventare università: gestire, scegliere''.
    Tra le priorità, il ministro conferma ''l'edilizia scolastica, la messa in sicurezza degli edifici. È assurdo, per non dire di peggio, che lo Stato non si curi dell'integrità di chi lavora nella scuola e, ovviamente, dei nostri ragazzi''.
    Passando alle università, ''anche qui servono scelte politiche non timide. Un fondo nazionale per le borse, erogate anche nella forma del prestito d'onore'', dichiara Giannini. ''I bilanci di molte università sono traballanti anche per i troppi amministrativi. C'è una forte pressione sindacale: assumiamo, poi si vedrà. Invece bisogna prendere i migliori amministrativi e docenti, altrimenti gonfi i bilanci e poi non assumi più nessuno. Stiamo perdendo - prosegue - generazioni di studiosi. Soltanto un cieco può negare la realtà: nell'università italiana da troppo tempo non c'è ricambio''.
    Giannini si dice anche ''molto perplessa di fronte al meccanismo dei quiz'' per l'accesso Medicina. Quanto alla possibilità di togliere l'insegnamento di filosofia dalle superiori, ''non sono questioni che si risolvono con l'accetta''.
    Giannini sembra avere le idee molto chiare. Ora bisogna capire se vi saranno le condizioni per realizzarle.
     
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    Coi licei di 4 anni si risparmierebbero tre miliardi di euro l'anno


    di P.A.
    01/03/2014
    Oltre alla ministra Giannini, che però non si sbilancia troppo, sono in tanti a vedere bene il taglio di un anno nel percorso scolastico. E scattano pure i conti ragionieristici: si risparmierebbero 3 miliardi di euro l’anno
    "Il liceo di quattro anni? È una sperimentazione su cui ho bisogno di approfondire, ma non ho pregiudizialmente nulla in contrario perché se i ragazzi escono prima e ben preparati va bene": cosi, come è noto, si è espressa la ministra Giannini. "Abbiamo un ciclo di studi che dura tredici anni, l'unico in Europa”, -afferma in un'intervista a La Stampa il rettore dell'Università di Udine. "Bisogna necessariamente portarlo a dodici". Ma come sono i cicli scolastici degli altri Paesi europei? In Francia si studia 11 o 12 anni (5 di scuola primaria, 4 di secondaria inferiore e 2 o 3 di scuola secondaria superiore), in Inghilterra si può decidere tra 11 e 13 anni di formazione, a seconda del corso di studi scelto (6 nella primaria, e 5 tra secondaria inferiore e superiore), mentre in Spagna il ciclo scolastico è addirittura di 10 anni (6 di scuola primaria e 4 di secondaria, a cui si possono aggiungere 2 anni di corso preuniversitario). Negli Stati Uniti gli anni di studio sono 12 e sono divisi in 5 di primaria, 3 di secondaria inferiore e 4 di superiore. Inoltre, come abbiamo più volte pubblicato, alcuni istituti hanno già avviato delle sperimentazioni: tre licei veneti hanno preso accordi con l'università di Venezia Ca' Foscari per l'accesso anticipato ai corsi, mentre un liceo di Brescia propone un corso di quattro anni invece di cinque e simile progettazione è scattata pure in una scuola privata di Catania. Il punto allora qual è? Oltre all’equiparazione agli standard scolastici europei, che però stanno interessando solo ora, anche di un grande risparmio per lo Stato. Infatti viene detto, anche se si innalzassero i salari dei nostri docenti, la riduzione di un anno di scuola porterebbe a un risparmio pari a quasi tre miliardi di euro. E di fronte a tanti soldi a disposizione, standard europei o no, ci pare che la strada sia tracciata.
     
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  14. rsustaff
     
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    Negli Usa il liceo è passato da quattro a sei anni


    di P.A.
    01/03/2014
    Si diffonde l’idea che per contrastare la disoccupazione sia necessario ridurre la permanenza sui banchi di scuola: una direzione opposta da quella adottata dagli Usa. E dai dati in possesso del presidente Barack Obama sembra che sia Washington ad avere ragione.
    Secondo la ministra Giannini cinque anni di istruzione superiore sarebbero troppi e fra l’altro si risparmierebbero tra i 2 e i 3 miliardi di euro anche se c’è il rischio di annientare circa 40 mila cattedre.
    E se da noi questo dibattito prende sempre più piede in Usa, Obama ha appena varato un piano d'istruzione di 100 milioni di dollari (circa 730 milioni di euro) per finanziare un progetto diametralmente opposto rispetto a quello ipotizzato da Giannini con l'obiettivo di arginare la disoccupazione, visto che secondo il Bureau of labor statistic americano, a soffrire di più sono proprio coloro senza diploma.
    Negli Usa, infatti, si legge sul sito di Lettera43 ,da qualche anno sono nate scuole secondarie che invece dei classici quattro anni di high school, propongono un ciclo di studi della durata di sei anni.
    Si chiamano Pathways in technology early college high school (più semplicemente P-Tech) - una variante è la Stem school (acronimo di science, technology, engineering e math) - e si tratta di istituti, come ha spiegato il settimanale Time, in cui il biennio extra serve per coseguire l'associate's degree: un titolo di studio che rappresenta la svolta per conquistare un posto di lavoro.
    Dietro le scuole, come spesso accade negli Usa, c'è la partnership con alcune delle aziende americane che mettono a disposizione alcuni manager i quali diventano 'tutor' degli studenti.
    A New York è stata Ibm a inaugurare la prima P-Tech nel 2011, anche se di scuole come quella della multinazionale Usa ne stanno nascendo in tutto il Paese: più di 29 P-Tech school sono in progetto nel prossimo biennio per affiancare le otto già esistenti.
    Per esempio a Chicago c'è la Sarah E. Goode school che deve il suo nome alla prima afro-americana che nel 1885 ottenne un brevetto grazie all'invenzione del letto che si richiude in una scrivania.
    In pratica gli studenti frequentano la scuola superiore per sei anni, prolungando la loro permanenza nell'high school per un biennio. In questo periodo extra, sono affiancati da figure già inserite nelle aziende partner che insegnano ai giovani come prepararsi per affrontare il mondo del lavoro.
    La promessa per gli studenti è un futuro più sicuro: il Time ha evidenziato che chi possiede l'associate's degrees può guadagnare nell'arco della vita lavorativa circa 1,8 milioni di dollari (poco più di 1,3 milioni di euro) contro 1,4 milioni di chi raggiunge il diploma nella high school.
    A benedire le P-Tech è stato anche il segretario dell'Educazione Arne Duncan, secondo la quale Washington si trova davanti a un punto svolta: una sorta di déjà vu di quando durante la Seconda Guerra mondiale negli Usa fu resa obbligatoria la frequenza alle scuole superiori.
    In realtà, il suggerimento a Obama per rivoluzionare il sistema scolastico americano è stato dato dall'Europa.
    I primi istituti a offrire un'istruzione orientata a una formazione professionale qualificata sono nati in Germania, Austria, Svizzera e nei Paesi scandinavi. E non è un caso se da quelle parti la disoccupazione è al minimo secondo l'Eurostat: a Berlino è al 7,7% (il dato più basso di tutta l'Unione europea), a Vienna l'8,9% e a Berna il 4,7% (dato dell'Ufficio federale di statistica riferito a fine 2013).
    Considerando che il Bureau of labor statistics Usa ha segnalato che le offerte di lavoro per le figure mediamente qualificate sono destinate a crescere del 17,5% entro il 2020, si capisce perché Obama si sia speso per sostenere le P-Tech.
    Insomma, la soluzione al dramma della disoccupazione - ma pure per quello della crescita - non pare essere la riduzione del ciclo scolastico, ma il prolungamento della permanenza a scuola dei giovani, affiancandoli però a chi il mondo del lavoro lo conosce bene. E, in questo caso, non è un delitto prendere accordi con le aziende, come ha fatto Obama.
     
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    Liceo in 4 anni? Approfondiamo


    di P.A.
    15/03/2014
    “Un tema che richiede un approfondimento doveroso”, dice la ministra Stefania Giannini sulla possibilità di portare le scuole superiori da cinque a quattro anni. “Scelta Civica protagonista”
    “E’ una sperimentazione sulla quale devo personalmente approfondire. Il modello dei quattro anni viene adottato anche in altri paesi e non ho nulla di pregiudizialmente in contrario.”
    E a proposito delle scelte adottate dal governo Renzi sull’edilizia scolastica ha detto:
    ''Presto e bene, questo è il motto. La richiesta di Scelta Civica di uno shock economico per il Paese è stata esaudita, e naturalmente Scelta Civica ne è protagonista''.
    ''Anche il Consiglio di oggi ha varato una misura importante e cioè il ripristino delle tabelle per la classificazione delle droghe, rimandando il dibattito su droghe leggere e pesanti in Parlamento. Poi c’è il percorso della legge elettorale che sta andando avanti e tutte quelle norme che a noi premono sul lavoro, sul fisco e anche sull'istruzione''.
    Su come intenda applicare la spending review al ministero dell'Istruzione Giannini ha dichiarato: ''per tutti i ministeri il lavoro di Cottarelli è già stato fatto, lo esamineremo insieme. Ovviamente non ho nessuna intenzione di trasgredire un principio che è sacrosanto e deve essere patrimonio comune. Non è solo un problema di trovare i soldi, ma decidere dove si spendono, questa è la novità di questo governo''.
     
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