Scatti di anzianità. Ai precari spetta lo stesso trattamento dei colleghi di ruolo

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    Scatti di anzianità. Ai precari spetta lo stesso trattamento dei colleghi di ruolo




    Anief - La Corte di Appello di Ancona non lascia spazio al MIUR e rigetta senza riserve, e con una sentenza dura nei toni, l'appello proposto dall'Amministrazione avverso le sentenze di primo grado ottenute dall'ANIEF in favore dei propri iscritti.

    L'avv. Luca Ficuciello, alla cui grande esperienza l'ANIEF ha affidato la tutela dei propri iscritti sul territorio, ottiene una nuova condanna del MIUR e la conferma che l'assetto gestionale posto in essere dal Ministero dell'Istruzione, con il continuo ricorso ai docenti precari per coprire posti "vacanti" e non solo esigenze temporanee e l'irragionevole disparità di trattamento posta in essere riguardo la loro retribuzione, risulta palesemente "inefficiente, iniquo e assurdo".

    La sentenza riprende nuovamente quanto già ottenuto dall'ANIEF nella medesima sede e con fermezza, e un tono in alcuni punti anche molto duro nei confronti dell'iniquo comportamento del Ministero dell'Istruzione, rileva che "non si spiega come la necessità di assicurare il funzionamento delle scuola possa coniugarsi con la presenza, nelle stesse, di stuoli di insegnanti, e di schiere di collaboratori assunti a tempo determinato, come se si prevedesse la cessazione di tale necessità per eventualità che potrebbero verificarsi soltanto con lo sterminio degli scolari, ovvero con il ritorno all'analfabetismo diffuso".

    La sentenza dà, dunque, piena ragione all'ANIEF e ribadisce che "la regola della prevalenza del rapporto a tempo indeterminato è scolpita nelle direttive della unione Europea, nella Costituzione della Repubblica Italiana, e nelle leggi dello Stato. Mentre la giustificazione addotta deriva, evidentemente, da una "necessità" causata da una violazione pluridecennale, pervicace, smaccata della regola". Con questi presupposti, i Giudici della Corte d'Appello ricordano al MIUR appellante che permane il "divieto di erogare al dipendente, siccome assunto a tempo determinati, una retribuzione inferiore alla retribuzione spettante al dipendente che abbia un rapporto a tempo indeterminato", rilevando che gli argomenti addotti dall'Amministrazione "per contrastare tale ineludibile conclusione sono palesemente fallaci, e smaccatamente infondati. Si giunge addirittura a dedurre una esigenza per gli effetti sugli equilibri di finanza pubblica, sostenendo nel contempo una ragionevolezza del sistema, per giustificare un assetto inefficiente, iniquo e assurdo".

    Nel "bacchettare" il MIUR con una sentenza esemplare che riconosce piena tutela al personale precario assunto a tempo determinato, i Giudici recepiscono in toto le ragioni addotte dal legale ANIEF e constatano che non è possibile che la discriminazione posta in essere possa essere "giustificata dallo "status" dei dipendenti, per non essere stati costoro "arruolati". Come se l'aver assunto "male" i dipendenti possa giustificare la prassi di retribuirli "male", poiché una grave illegittimità non può certo essere condonata perché si è commessa altra concomitante illegittimità", ricordando che non vale neanche "insistere nel prospettare le difficoltà finanziarie dell'erario, poiché non giustificano la macroscopica violazione della "par condicio creditorum", che deve essere assicurata per quella esigenza di equità e giustizia sancita dalla direttiva comunitaria".

    L'ANIEF ottiene, ancora una volta, piena tutela per il personale precario con una sentenza in cui la Corte d'Appello ribadisce a chiare lettere che "deve essere riconosciuto, e dichiarato, il diritto degli appellati ad un trattamento retributivo non inferiore a quello spettante ai dipendenti a tempo indeterminato" e condanna il MIUR al pagamento di 2.000 Euro di spese di giudizio. Anche questa volta, l'azione legale del nostro sindacato si è rivelata vincente e ha ribadito a un ostinato Ministero dell'Istruzione che i lavoratori a tempo determinato meritano non solo parità di trattamento, ma sempre, e soprattutto, il dovuto rispetto.
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