Internet, arriva la 'Dichiarazione dei diritti'

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    Internet, arriva la 'Dichiarazione dei diritti'




    Alessandro Giuliani Lunedì, 13 Ottobre 2014

    Elaborata da una Commissione ad hoc di Montecitorio, la bozza presentata alla Camera nel corso della riunione interparlamentare sui diritti fondamentali davanti a rappresentanti dei Parlamenti di tutti e 28 gli Stati membri Ue. I punti fondamentali: diritto ad accesso, sicurezza, anonimato e oblio e inviolabilità dei dati.



    Arriva la 'Dichiarazione dei diritti in Internet': elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet di Montecitorio, la bozza è stata presentata il 13 ottobre alla Camera, nel corso della riunione interparlamentare sui diritti fondamentali davanti a rappresentanti dei Parlamenti di tutti e 28 gli Stati membri dell'Ue.

    Il documento che l'Italia propone all'Europa è composto da un preambolo e 14 articoli: alla sua stesura finale potranno contribuire tutti i cittadini, con commenti e suggerimenti online, dal 27 ottobre e per quattro mesi. Il testo parte dal presupposto che la rete deve essere considerata una risorsa globale e universale, senza dimenticarne l'importanza come spazio economico, alla quale tutti devono poter aver accesso vedendo rispettati i propri diritti, sia a livello nazionale sia internazionale. Internet, si sottolinea nel preambolo, non può essere considerato alla stregua degli altri media perché ha contribuito a ridefinire e ristrutturare spazi e rapporti tra pubblico e privato configurandosi come strumento essenziale per partecipare ai processi democratici.

    La Dichiarazione, che prende l'avvio dall'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, si propone appunto come uno "strumento indispensabile per dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale" per Internet. I primi tre articoli in particolare riguardano il 'riconoscimento e la garanzia dei diritti', il 'diritto di accesso' e la 'neutralità della rete'. Quest'ultima e il diritto di accesso "sono condizioni necessarie per l'effettività dei diritti fondamentali della persona". E per garantire l'accesso effettivo servono "adeguati interventi pubblici contro il divario digitale e culturale. Ma è un diritto anche la "libertà di scelta" del sistema operativo e delle app. Alla tutela dei dati personali con le sue varie declinazioni sono dedicati gli articoli successivi. Ogni persona, recita la Dichiarazione, ha diritto alla protezione dei dati che la riguardano e a sapere chi li tratta e dove, per poter chiedere rettifiche o cancellazioni. Senza autorizzazione giudiziaria, inoltre, i dati personali devono essere "inviolabili". E nessun atto o provvedimento giudiziario o amministrativo può utilizzare un trattamento automatizzato per definire il profilo o la personalità dell'interessato.

    E' anche vietato l'uso di dati personali con finalità discriminatorie. Anonimato e oblio: comunicare elettronicamente in modo anonimo, per poter esercitare libertà civili e politiche, è un diritto, così come lo è quello di farsi cancellare dagli indici dei motori di ricerca, ma la cancellazione può essere impugnata. La Dichiarazione, negli ultimi articoli, affronta i problemi più strutturali, stabilendo "Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme", tenute a comportarsi con lealtà e correttezza verso i navigatori, e che la sicurezza in rete, inoltre, "deve essere garantita come interesse pubblico".

    E un diritto "fondamentale" anche l'educazione all'uso di Internet: le istituzioni pubbliche devono promuovere attività educative rivolte a persone, scuole e imprese. Trasparenza, accessibilità e responsabilità decisionali sono infine alcuni dei 'criteri per il governo della rete' indicati nell'articolo conclusivo, nel quale si sottolinea la necessità della costruzione di un sistema di regole e della costituzione di autorità nazionali e sovranazionali.
     
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    Internet veloce, presto lo avremo in tutte le scuole





    Alessandro Giuliani Giovedì, 08 Gennaio 2015

    E negli uffici pubblici. Lo stabilisce la Carta della cittadinanza digitale che apre la riforma della PA. Il principio presto tramutato in un provvedimento legislativo del Governo: i decreti attuativi entro un anno. C'era bisogno di un’accelerata: 1 scuola italiana su 5 non ha ancora alcuna connessione, oltre la metà dei 'nativi digitali' non ha mai navigato su internet e alla primaria esiste solo un pc collegato al web ogni 333 alunni!

    fonte tecnica della scuola

    Nella pubblica amministrazione il tempo delle connessioni al web difficoltose sta scadendo: presto, almeno queste sono le intenzioni, la banda larga di internet verrà collocata in tutti gli uffici dello Stato, come nelle scuole e presidi sanitari. A stabilirlo è la Carta della cittadinanza digitale che apre la riforma della Pubblica Amministrazione.

    "Garantire la disponibilità di connettività a banda larga e l'accesso alla rete presso gli uffici pubblici e gli altri luoghi che, per la loro funzione, richiedono" il collegamento al web: così c’è scritto nel nuovo articolo uno, come riformulato dal relatore, del disegno di legge delega sulla P.a. Per ora è un principio, sarà poi un decreto legislativo del governo a darne piena attuazione. Ma anche qui il testo dell'emendamento diventa più stringente, accorciando i tempi massimi per i decreti attuativi a un anno, prima era un anno e mezzo, dall'approvazione del ddl.

    Sempre che la proposta presentata dal relatore del provvedimento, Giorgio Pagliari (Pd), passi 'immune' l'iter parlamentare. La realizzazione di quello che per adesso è solo un titolo permetterebbe di superare il cosiddetto 'digital divide'. Tuttavia, tiene a precisare il ministro della P.a, Marianna Madia, il tutto non deve suonare come un'imposizione per le amministrazioni, occorre, invece, "cambiare approccio": assicurare connessioni veloci e wi-fi non perché "è un obbligo" ma perché "è un diritto per il cittadino, a cui devono essere garantiti livelli essenziali anche sul versante digitale". Il risultato però non cambia: lo Stato, in tutte le sue articolazioni, si trasferirà online, almeno stando al provvedimento.

    E non è solo un fatto di connessione, sono tanti i punti in cui si snoda la Carta delle cittadinanza digitale, che tra l'altro prevede la definizione di livelli minimi di digitalizzazione, accompagnati da "speciali regimi sanzionatori e premiali per le amministrazioni".





    L’impressione è che si voglia finalmente dare un’accelerata. E ci sono buoni motivi: dati Istat alla mano, pure se aggiornati al 2012, una rete diffusa in quasi tutti i comuni italiani (99,7%), ma se si guarda alle connessioni con velocità da banda larga le cose cambiano (la percentuale scende al 75,1%).

    Il fronte più caldo è però rappresentato dalla scuola: stando sempre a dati dell'Istat, oltre la metà dei cosiddetti 'nativi digitali', tra i 6 e i 10 anni, non ha mai navigato su internet. D’altra parte, come si fa in una scuola, sempre quella italiana, che alla primaria mette a disposizione un computer connesso ad internet ogni 333 bambini?

    E nelle nostre scuole superiori non va meglio, visto vi è a disposizione appena un computer ogni 12 studenti. Niente a che vedere con la Danimarca (un computer per studente), Norvegia (un pc ogni due studenti) e Francia (uno ogni tre). Anche sull’informatizzazione scolastica studentesca, il nostro Paese, purtroppo, rimane più vicino alla Grecia (un pc per 17 allievi) e Turchia (uno per 22).

    A livello generale, infine, è tutto dire che nell’estate scorsa dal rapporto nazionale Glocus, il think tank presieduto da Linda Lanzillotta, è emerso che il 18,5% dei plessi scolastici non è nemmeno connesso a internet: in questi istituti si farebbe un salto tecnologico davvero lungo, dal nulla direttamente alla banda larga.
     
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