Renzi: da gennaio 80 euro mensili alle neomamme. Camusso non si fida

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    Renzi: da gennaio 80 euro mensili alle neomamme. Camusso non si fida





    Alessandro Giuliani Lunedì, 20 Ottobre 2014

    Il premier: dal 1° gennaio 2015 andranno alle mamme, o i papà, per i primi tre anni di vita del loro figlio; so cosa significa comprare pannolini, biberon e spendere per l’asilo. Il Governo precisa: solo a chi percepisce meno di 90mila euro annui. La leader della Cgil: serve una politica organica, inoltre temiamo sostituisca gli interventi su nidi, scuola dell'infanzia e per riportare le donne al lavoro.

    Fonte Tecnica della scuola

    Nemmeno il tempo di godersi la bella notizia, che arrivano i sospetti. Stiamo parlando del bonus di 80 euro mensili che il Governo intende assegnare, per un triennio, a tutte le donne che partoriscono un figlio a partire dal 1° gennaio 2015. L’annuncio è arrivato via Tv dal premier Matteo Renzi: “dal prossimo anno – ha spiegato il presidente del Consiglio a Barbara D’Urso durante la trasmissione Domenica Live – gli 80 euro andranno anche a tutte le mamme, o i papà, per i primi tre anni di vita del loro figlio. So cosa significa comprare pannolini, biberon e spendere per l’asilo. È una misura che non risolve un problema ma è un segnale”. Più tardi fonti governative precisano: il bonus per redditi è riservato ai nuclei familiari che hanno redditi fino a 90mila euro.

    Poche ore ancora e arriva il freddo commento della Cgil. Anziché cantare vittoria, per un provvedimento che incentiva la natalità, tutela le mamme e sostiene in generale le famiglie con prole, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso fa sapere che “su questo tema c'è bisogno di una politica organica”. Gli interventi tampone, insomma, non possono risolvere il problema. Però lo alleviano, riteniamo, in attesa di tempi ed economie migliori.

    Camusso, però, su questa iniziativa del premier sente davvero puzza di briciato: l’idea di allargare gli 80 euro anche alle neomamme “va valutato nel dettaglio” ed in ogni caso “non dovrebbe essere sostitutivo degli interventi sui nidi e sulla scuola dell'infanzia, ma soprattutto dei provvedimenti che possano riportare le donne al lavoro”. Insomma, il timore della leader del primo sindacato italiano è l’iniziativa del Governo non sia finanziata: i fondi da assegnare alle mamme con bebè verrebbero sottratti ad altri capitoli di spesa altrettanto e forse più importanti. Un’eventualità che non farebbe piacere a nessuno. Ad iniziare dalle stesse neomamme, oggi spesso costrette a rimanere a casa per assenza di nidi oppure, quando ci sono, a sborsare anche 500-600 euro al mese di retta. Come dire: in queste condizioni gli 80 euro di bonus non fanno certo la differenza…
     
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