220 scuole rifiutano la banda larga

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    220 scuole rifiutano la banda larga




    Silvana La Porta Mercoledì, 22 Ottobre 2014

    Quale concezione hanno i dirigenti scolastici dell’innovazione didattica? E quanto conta la loro azione nell’ammodernamento della scuola?

    Fonte: Tecnica della scuola

    Perché prima ci si lamenta tanto della cronica mancanza di fondi, che esiste, è sempre esistita ed è una piaga esiziale dell’istruzione italiana. Ma a volta il problema sta nelle teste, nella mentalità, nell’apertura all’innovazione.

    Al sud infatti 220 scuole rifiutano la nuova rete superveloce. Ci sono 220 scuole che non vogliono la banda larga nemmeno gratis. Lo dichiara a Repubblica Enzo Valente, bravo fisico e soprattutto uno dei pionieri di Internet. Dal 2003 è direttore del GARR, il consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia: "Roba seria, fino a mille volte più veloce di quello che avete a casa".

    Da tre anni ha un sogno: collegare le scuole del Sud alla sua rete. Ha trovato i fondi. Ha scritto la proposta a 260 presidi. E solo in 40 hanno accettato: "Non ci posso credere, non capisco. Collegarsi a Internet con una rete super veloce può cambiare profondamente la didattica e l'offerta formativa, vuol dire portare la scuola nel futuro. Come si fa a non capirlo? Ma i genitori degli studenti lo sanno che le scuole dei figli ci hanno ignorato? No, credo".



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    Insomma la scuola italiana, tramite i suoi dirigenti, nonvuole tanto modernizzarsi. Rifiuta le innovazioni. Le teme. Subito interviene Giuseppe Brescia del M5S, sdegnato: “Il GARR dà la possibilità a 260 scuole del sud di accedere alla banda larga ma solo 40 dicono di sì. Tra i motivi di chi non aderisce al progetto:- presidi che non vogliono la rete; - scuole che ne hanno una scarsa ma gli sta bene così; - presidi che dicono di non avere i fondi necessari (3000 euro per 5 anni)".

    Va bene chi non ha i soldi e su questo Brescia si impegna a per chiedere al ministro Giannini cosa intende fare per dare la possibilità alle scuole che ne necessitano di attrezzarsi di nuove tecnologie.
    Ma chi non vuole? Secondo il M5S “è necessaria una seria riflessione sulla concezione che questi dirigenti scolastici hanno dell'innovazione didattica. Trovo davvero preoccupante la cecità manifestata in questa occasione e chiedo a tutti di fare uno sforzo per comprendere quanto sia indispensabile per la Scuola italiana mettersi al passo coi tempi. Ne va della buona riuscita della formazione delle future generazioni e del benessere dei ragazzi. È fondamentale adeguare l'insegnamento alle necessità degli studenti e questo è possibile solo attraverso un abile utilizzo delle tecnologie informatiche applicate alla didattica, che però per poter essere adottate e funzionare al meglio devono essere supportate da un valido impianto strutturale.

    L'Italia non può più perdere tempo, non si può più nascondere e patire le resistenze e l'ignoranza di qualcuno, prima ne prenderemo atto e meglio sarà per tutti.”
    Le resistenze e l’ignoranza di qualcuno. Le scuole meridionali ancora a lungo vogliono stare, sembra di capire, felicemente disconnesse…

     
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