L'età della pensione si alza a 66 anni e 7 mesi

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    L'età della pensione si alza a 66 anni e 7 mesi






    Dal primo gennaio 2016 servono quattro mesi in più per ritirarsi dal lavoro. Effetto delle aspettative di vita migliorate.



    Si alzano le aspettative medie di vita. Si alza anche l'età pensionabile. Dal primo gennaio 2016 serviranno quattro mesi in più per poter smettere di lavorare.
    La cattiva notizia per tutti gli italiani che aspettano il momento giusto per ritirarsi è arrivata con la circolare diffusa dall'Inps il 19 marzo, e riportata dal sito internet del Corriere della Sera il giorno successivo, ma era già stata decisa a dicembre 2014 da un decreto interministeriale dei dicasteri di Lavoro ed Economia, basato su calcoli Istat.
    AUMENTANO GLI ANNI DI CONTRIBUTI. Ad alzarsi sono sia la soglia minima per la pensione di vecchiaia sia gli anni di contributi necessari per chiudere in anticipo col lavoro.
    Per un uomo che voglia chiedere la pensione anticipata serviranno almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (e non più 62 e mezzo come fino al 31 dicembre 2015), mentre a una donna ne basta uno di meno (41 e 10 mesi e non 41 e mezzo).
    UNA LEGGE DEL 2010. A prescrivere l'adeguamento dell'età pensionabile all'allungamento della vita è una legge varata nel 2010 sotto il governo Berlusconi, e i cui effetti sono stati accelerati dalla riforma Fornero, che ha inoltre sancito che dal 2019 l'aggiornamento debba avvenire ogni due anni.
    A salvarsi dall'allungamento dei tempi è chi va in pensione entro il 31 dicembre 2015.
    Sessantasei anni e 7 mesi diventa la nuova soglia anche le lavoratrici del pubblico impiego, mentre per quelle del settore privato l'aumento dell'età pensionabile è ancora più sensibile: si passa infatti da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi. Situazione simile per le lavoratrici autonome, che da 64 anni e 9 mesi salgono a 66 anni e 1 mese.
    SI POTRÀ LAVORARE FINO A 70 ANNI E 3 MESI. Aumenta di 4 mesi anche il limite d'età fin cui si può lavorare: da 70 anni e 3 mesi a 70 anni e 7 mesi. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 (sistema contributivo), l'età per accedere alla pensione di vecchiaia passa da 63 anni e 3 mesi a 63 e 7 mesi. In tutti i casi sono richiesti almeno 20 anni di contributi.
    L'ultima legge di stabilità ha invece sospeso fino al 31 dicembre 2017 il sistema di penalizzazioni introdotto dalla legge Fornero, che prevedeva il taglio della pensione per chi andasse in pensione a meno di 62 anni pur avendo raggiunto il minimo contributivo.
    A 70 ANNI NEL 2050. Si tratta di un meccanismo pensato per rendere sostenibile il sistema pensionistico. La logica è semplice: più si allunga la vita, più tardi si deve smettere di lavorare.
    Ai tempi della riforma Fornero, la Ragioneria generale dello Stato elaborò delle tabelle che dipingono uno scenario secondo cui, dal 2016, l'età pensionistica è destinata a salire progressivamente fino a toccare i 70 anni nel 2050, quando i contributi necessari per accedere alla pensione anticipata arriverebbero a 46 anni e 3 mesi.
     
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  2. rsustaff
     
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    Riforma Pensioni, Damiano: tempi maturi per un intervento



    Venerdì, 20 Marzo 2015


    L'Inps ha oggi evidenziato come cambieranno le pensioni dal prossimo anno con l'ennesimo incremento pari a 4 mesi. La situazione è ormai insostenibile da un punto di vista sociale. E' quindi positivo che il ministro Poletti convochi i sindacati per discutere di pensioni”.
    Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. “L’argomento – spiega Damiano – e’ maturo e il tema e’ in calendario alla Commissione Lavoro della Camera, che ha intenzione di audire le parti sociali, il Presidente dell’INPS e lo stesso ministro per discutere una serie di norme a 360 gradi di revisione della Legge Fornero. Un criterio di flessibilita’ nel sistema previdenziale e’ necessario per favorire, con il turnover, l’ingresso dei giovani nelle aziende e per evitare che aumenti il numero dei nuovi poveri, cioe’ di lavoratori over 60 rimasti senza lavoro e senza pensione ”, conclude Damiano.

    Ieri il ministro del Lavoro, aveva indicato che la convocazione dei sindacati per un confronto sul tema delle pensioni è all'ordine del giorno: "arriverà a breve dopo un breve confronto con l'Inps".

    Leggi Tutto: http://www.pensionioggi.it/notizie/previde...6#ixzz3V1mX6URT
     
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  3. rsustaff
     
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    Riforma Pensioni, Lamonica (Cgil): Poletti ancora non ci ha convocato



    Venerdì, 27 Marzo 2015 18:29

    Per il segretario confederale Vera Lamonica occorre introdurre meccanismi di flessibilità in un sistema rigido e iniquo in cui l'innalzamento dell'età pensionabile, destinato a crescere progressivamente, ha raggiunto soglie insostenibili

    "Nonostante i reiterati annunci, non ci è ancora arrivata la convocazione del ministro Poletti per discutere di previdenza. Ribadiamo la necessità di aprire il prima possibile un tavolo per cambiare in modo radicale la legge Fornero". Con queste parole la segretaria confederale della Cgil Vera Lamonica, intervenendo all'iniziativa dello Spi Cgil 'Pensieri e Pensioni', è tornata a chiedere un incontro al governo, come fatto più volte nelle ultime settimane, anche con Cisl e Uil.

    "Non si può più aspettare, occorre introdurre meccanismi di flessibilità in un sistema rigido e iniquo – continua Lamonica – in cui l'innalzamento dell'età pensionabile, destinato a crescere progressivamente con l'aumento delle aspettative di vita, ha portato al raggiungimento di soglie insostenibili. Soglie che vanno abbassate modificando i requisiti di accesso alla pensione".

    La dirigente sindacale precisa che "la flessibilità non può però essere barattata con ulteriori penalizzazioni: il sistema contributivo comporta già una riduzione dell'assegno in caso di pensionamento anticipato, e ulteriori tagli non sarebbero ammissibili". "Un intervento è doveroso anche in nome della giustizia sociale", sostiene Lamonica, che spiega come l'innalzamento dell'età pensionabile si abbatta "su tutti i lavoratori e su tutte lavoratrici, indipendentemente dagli impieghi svolti". "È inaccettabile: i lavori non sono tutti uguali e non si può chiedere a chi ha un'occupazione usurante o comunque gravosa, di lavorare fino a 67 anni.Così come non è possibile non tener conto dei lavoratori precoci".

    Infine, per la segretaria confederale della Cgil "mettere mano alla legge Fornero è necessario anche per il futuro dei giovani". Infatti "ad essere maggiormente penalizzati dalle norme introdotte dal governo Monti, oltre alle donne, sono coloro che a causa della dilagante precarietà hanno carriere e storie contributive discontinue". "Se oggi vivono una condizione occupazionale di incertezza e di bassi salari - sottolinea - rischiano domani di diventare pensionati poveri, un danno enorme per il futuro del Paese".

    Leggi Tutto: http://www.pensionioggi.it/notizie/previde...8#ixzz3Vg9oJ5lG
     
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